L’Ocse alza le stime di crescita globale, ma non quelle dell’Italia, che si allontana così ancor più dai ritmi di espansione internazionale. Nell’Interim Economic Outlook, l’Organizzazione ha rivisto al rialzo le previsioni del Pil mondiale a +3,9% sia per il 2018 sia per il 2019 (dopo +3,7% nel 2017), con un aumento di 0,2 e 0,3 punti percentuali rispettivamente rispetto al pronostico dello scorso novembre.
Usa e Germania spingono crescita globale. Rischio protezionismo
I fattori-chiave della revisione – spiegano gli economisti dell’Ocse – sono le nuove riduzioni delle tasse e l’aumento della spesa negli Usa e lo stimolo fiscale in Germania. La crescita sarà “significativamente” più robusta delle attese anche in Francia , Messico, Turchia e Sud Africa. L’aumento degli investimenti, il miglioramento del commercio mondiale e dell’occupazione, inoltre, stanno contribuendo a rendere la ripresa più generalizzata. A guastare la festa potrebbe essere, però, l’aumento del protezionismo che rischia di danneggiare la crescita e i posti di lavoro. “Qualsiasi forma di ritiro dall'apertura dei mercati e dal framework e dagli standard multilaterali comuni danneggerebbe la prosperità”, ammonisce l’Ocse. L’aumento dei tassi d’interesse potrebbe inoltre far emergere tensioni e ‘vulnerabilità’ finanziarie. Intanto, per l’area euro le stime di crescita economica salgono di 0,2 punti rispetto al rapporto di novembre a +2,3% per quest’anno e +2,1% per il prossimo. Per l’Italia, invece, le previsioni sono invariate a +1,5% per il 2018 e +1,3% nel 2019. Il Pil della Germania è atteso in rafforzamento a +2,4% (+0,1 punti) quest'anno e +2,2% (+0,3) il prossimo. La Francia ‘formato Macron’ allunga il passo a +2,2% (+0,4 punti) e all’1,9% (+0,2). Gli Usa ‘in versione Trump’ accelerano nel 2018 a +2,9% (+0,4 punti) e nel 2019 a +2,8%, ben 0,7 punti in più rispetto alle stime di novembre. Il Giappone migliora a +1,5% (+0,3), seguito da +1,1% (+0,1). Resta modesta la performance britannica, alle prese con le incertezze della Brexit, con +1,3% quest’anno (+0,1) e un pronostico invariato a +1,1% il prossimo. Tra i big emergenti, la stima per il Pil cinese sale di 0,1 punti per il 2018 a +6,7% e resta a +6,4% per il 2019. Per l'India il pronostico punta a una nuova accelerazione della crescita: nel 2018 a +7,2% (+0,2 punti rispetto a novembre e contro +6,6% nel 2017) e nel 2019 a +7,5% (+0,1 punti). Il Pil russo è, invece, visto a +1,8% (-0,1 punti) quest'anno e a +1,5% (invariato) il prossimo.
"Crescita solida in Germania e Francia, più moderata in Italia"
La crescita nell’area euro – scrivono gli economisti dell’Ocse – “resterà robusta e con basi ampie. Le politiche monetarie e fiscali accomodanti, il miglioramento del mercato del lavoro e gli alti livelli di fiducia di imprese e consumatori stanno dando slancio alla domanda” e anche gli investimenti forniscono maggiore sostegno. La crescita resterà “solida in Germania, aiutata dall’ulteriore allentamento fiscale previsto per il 2018-19 e in Francia, grazie all’impatto delle recenti riforme, ma manterrà un ritmo più moderato in Italia”. Quanto agli Usa, nel loro insieme le misure fiscali potrebbero aggiungere tra 0,50 e 0,75 punti percentuali alla crescita del Pil americano quest’anno e il prossimo, con "modesti benefici" anche per altre economie, in particolare quelle del Messico e del Canada. Le preoccupazioni per la stabilità finanziaria a livello globale – spiega l’Ocse – “nascono dagli ancor bassi spread sul rischio di credito e gli elevati livelli di debito privato e pubblico in molti Paesi”. Questi ultimi “potrebbero amplificare l’impatto di un’ulteriore correzione nei prezzi di Borsa e nei rendimenti dei bond, con un maggiore rischio di insolvenze, un maggiore peso del servizio del debito e una riduzione delle spese del settore privato”. Sul fronte della politica monetaria, il rapporto rileva che “una graduale normalizzazione è necessaria nei principali Paesi, ma a livelli diversi di riflesso alle diverse prospettive di crescita, di inflazione e degli sviluppi sui mercati finanziari”. Negli Usa la Federal Reserve dovrebbe continuare ad aumentare i tassi gradualmente e andare avanti con la riduzione del suo bilancio. Lo stimolo fiscale attuato nel 2018-19 probabilmente porterà ad accelerare il cammino dei tassi ufficiali, con il limite superiore del target per i Federal Funds al 3,25% entro la fine del 2019. Nell’area euro la ripresa dell’inflazione reale ed attesa dovrebbe permettere alla Bce di ridurre gradualmente gli acquisti di asset quest’anno e poi archiviare gradualmente la politica dei tassi d’interesse negativi. Infine, l’Ocse non manca di sottolineare le perduranti cicatrici della crisi: “le prospettive di crescita di medio termine restano più deboli rispetto all’ante-crisi, di riflesso all’andamento demografico meno favorevole e a un decennio di investimenti e produttività sotto la norma”.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
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