Agire sull’onda dell’emotività va nella direzione sbagliata. Ma nessun dubbio sulla necessità di «intervenire, perché è in gioco il futuro stesso del web e la sua filosofia di fondo sulla quale si basa». Il presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani, commenta così al Sole 24 Ore uno scandalo Facebook-Cambridge Analytica «che evidentemente rappresenta anche un momento che ci fa capire quanto sia necessario intervenire sulla situazione».
Sul termine “intervenire” il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni richiama l’attenzione chiarendo che si tratta innanzitutto di «arrivare a una conoscenza approfondita del fenomeno. Solo dopo, e in presenza di elementi, si potrà eventualmente arrivare a chiedere opportuni accorgimenti al legislatore».
Tema complesso quello che si è svelato in tutta la sua forza con il Datagate, sulla scia dell’accusa a Facebook di aver permesso l’uso di informazioni sui suoi utenti da parte della società di marketing politico Cambridge Analytica. Che si sia scoperchiato un vaso di Pandora lo dimostrano anche reazioni e prese di posizione come, ad esempio, quella di Elon Musk che ha cancellato la pagina di Tesla e di SpaceX da Facebook. Di sicuro il caso ha messo sotto gli occhi di tutti le implicazioni di ordine economico, culturale, sociale e politico dei Big data. C’è tutto un capitolo sul rischio di manipolazione sui mercati finanziari che va ancora scandagliato appieno. La Consob sul tema non ha una specifica attività anche perché non si sono presentati casi particolari. Nessuna attività particolare anche in sede europea, all’Esma.
Del resto è forse al versante politico che più si guarda, a livello europeo, per eventuali correttivi. «Bisogna dar vita a un sistema di regole, perché i giganti del web sono gli unici sistemi di comunicazione che non hanno regole», ha detto ieri il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. Questo «non significa limitare la libertà di stampa o di informazione ma, anzi, difenderle» ha aggiunto affermando che il suo staff incontrerà rappresentanti di Facebook «per vedere come e quando (Mark Zuckerberg, ndr.) potrà venire a spiegare al Parlamento Europeo cosa è successo».
A livello di Authority in Italia un colpo lo si è battuto in estate con l’avvio di un’indagine conoscitiva congiunta (Agcom-Garante della Privacy-Antitrust) sui Big data. Agcom ha poi avviato un Tavolo tecnico di autoregolazione su strategie di disinformazione su web e social, per il periodo elettorale ma non solo.
«La conoscenza del fenomeno – ribadisce al Sole 24 Ore il presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani – è centrale. In questo senso si inserisce l’indagine conoscitiva avviata la scorsa estate». I risultati dovrebbero arrivare «entro fine anno. E saranno della massima importanza perché sulla base di quel che emergerà potremmo mandare una segnalazione al Parlamento». Con quale messaggio? «Al momento non puntiamo a chiedere di estendere sul web la regolazione prevista per tv e radio. Semmai potremmo chiedere al legislatore di dotare un’autorità indipendente non di poteri sul contenuto ma di poteri di ispezione». Termine, questo, inteso nella sua accezione di «avere poteri per guardare all’interno dei meccanismi, degli algoritmi e capire se funzionano in maniera trasparente e neutrale o capire quando si attivano strategie di disinformazione».
Nel dire questo Cardani spinge a evitare di cadere nell’errore di pensare al regolatore “liberticida”. «Non c’è nessun intento di questo tipo. Più che altro c’è da evitare quelle storture che possano portare alla manipolazione di informazioni e opinioni». Il tema dei Big data in questo si incrocia con quello del rapporto fra news, piattaforme, profilazione. «Quelle che si chiamano fake news finiscono per alimentare le “echo chambers”: siti ideologizzati o caratterizzati da un forte imprinting ideologico. E questo nega in maniera potente una delle principali colonne portanti del web inteso come spazio di libertà e di confronto. Per questo dico che la conoscenza del fenomeno ed eventuali interventi sono necessari perché si tratta di problemi che colpiscono le fondamenta stesse del web».
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