Facebook sull’ottovolante a Wall Street dopo che la Federal Trade Commission ha confermato l’apertura di un’indagine sulle pratiche del social network riguardanti la privacy, dop0o lo scandalo legato all'abuso di dati di oltre 50 milioni di utenti da parte della società Cambridge Analytica. L'agenzia federale preposta alla protezione dei consumatori americani ha detto in una nota di essere «impegnata totalmente a usare tutti i suoi strumenti per proteggerne la privacy». Tra quegli strumenti, ha spiegato la Ftc, ci sono azioni contro le aziende «che falliscono nell'onorare le loro promesse sulla privacy».
Il titolo Facebook è arrivato a cedere oltre il 5% al di sotto dei 150 dollari, per poi recupeare e chiudere la seduta con un guadagno dello 0,42 per cento. L'azione - reduce dalla settimana peggiore da quella dell'Ipo nel 2012 - aveva aperto la seduta odierna a 160,82 dollari per poi arrivare al massimo intraday a 161,10 dollari. Dal massimo del 1° febbraio, il titolo ha lasciato sul terreno il 23 per cento. Nella sua nota, Ftc ha fatto capire che intende punire anche i gruppi coinvolti in «atti illeciti che causano danni sostanziali ai consumatori in violazione dell'Ftc Act». Nel primo caso, l'agenzia Usa ha citato il “Privacy Shield” ossia lo scudo per la privacy messo a punto dal dipartimento americano del Commercio, dalla Commissione Ue e dalle autorità svizzere per fornire alle aziende su ambo le sponde dell'Atlantico un meccanismo con cui rispettare requisiti sulla protezione dei dati quando informazioni personali vengono trasferite dalla Ue e dalla Svizzera agli Usa. Con Ftc Act, invece, si fa riferimento al principale statuto della commissione stessa.
La Ftc ha detto che «valuta seriamente i recenti articoli di stampa che sollevano preoccupazioni notevoli sulle pratiche di Facebook relative alla privacy. Oggi Ftc conferma di avere aperto una indagine non pubblica su quelle pratiche». Ftc ha ricordato che «le aziende che hanno in passato siglato accordi con Ftc devono anche rispettare le regole della Ftc che impongono requisiti per la sicurezza di dati e della privacy». Si tratta di un chiaro riferimento all'accordo siglato nel 2011 tra Facebook e l'agenzia Usa. Quell'accordo impone a Facebook di informare gli utenti e di ricevere da loro il permesso esplicito a condividere i dati personali oltre i limiti da loro specificati nelle impostazioni sulla privacy. Una violazione di quell'intesa potrebbe comportare per Facebook una multa fino a 40.000 dollari per ogni violazione. Viste quelle legate a Cambridge Analytica, la pena potrebbe costare milioni di dollari al gruppo di Mark Zuckerberg.
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