Tra chi ha venduto in queste settimane il titolo Facebook portandolo ai minimi da nove mesi c’è l’ultima persona da cui ci si aspetterebbe un simile comportamento: il numero uno della società Mark Zuckerberg. Stando alle rilevazioni di internal dealing nelle due settimane in cui la sua creatura ha perso 73 miliardi di capitalizzazione il fondatore si è disfatto di circa 863mila azioni per un controvalore di oltre 140 milioni di dollari. Nell’ultimo mese e mezzo Zuckerberg ha venduto azioni Facebook per un controvalore superiore a 645 milioni di dollari. La quota di azioni Facebook nel portafoglio del fondatore è scesa oggi al 13,5% del capitale. Ai minimi storici.
Se ha fatto quello che ha fatto Zuckerberg avrà avuto le sue buone ragioni ma viene da chiedersi: che segnale dà all’esterno con un simile comportamento? In passato molti top manager di aziende in crisi hanno scelto di comprare le azioni delle società che amministravano per dare un segnale di fiducia sul futuro. Zuckerberg ha fatto l’esatto opposto e indirettamente il messaggio che manda all’esterno è quello di un oste che non beve il suo vino perché non è buono.
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