I mercati petroliferi sembrano temere le guerre commerciali più di quelle combattute con le armi. L’effetto ribassista dei dazi annunciati da Usa e Cina è stato così forte da far dimenticare persino l’attacco a una petroliera saudita in navigazione nel Mar Rosso, un evento che in altri periodi avrebbe fatto impennare le quotazioni del barile.
Brent e Wti hanno invece chiuso la seduta in negativo, anche se le perdite, inizialmente superiori al 2%, si sono ridotte a mezzo punto percentuale dopo le statistiche settimanali sulle scorte americane, che hanno mostrato un calo a sorpresa degli stock di greggio di 4,6 milioni di barili.
Il riferimento europeo, dopo essere scivolato fino a 66,69 $/barile, ha concluso poco sotto 68 dollari.
L’attacco alla Vlcc saudita Abqaiq – avvenuto martedì nei pressi di Bab El Mandeb, stretto che separa il Mar Rosso dal Golfo di Aden, da cui transitano quasi 5 milioni di barili al giorno di greggio e prodotti – ieri è stato liquidato dal ministro Khalid Al Falih come «un disperato tentativo di influenzare la sicurezza della navigazione internazionale, che non influirà sull’attività economica né disturberà le forniture di petrolio».
In realtà l’episodio, che è stato condannato dalla Casa Bianca, rischia di provocare una pericolosa escalation nelle relazioni con l’Iran. La responsabilità è infatti attribuita agli Houthi, fazione sciita che controlla il nord dello Yemen, che i sauditi sostengono essere armata da Teheran e che ha già lanciato diversi missili verso l’Arabia Saudita.
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