L’ultima lista di sanzioni americane contro la Russia ha gettato nello scompiglio il mercato dell’alluminio. La capitalizzazione di Rusal è quasi dimezzata, dopo un tonfo in borsa di oltre il 40% ad Hong Kong, mentre il prezzo del metallo è balzato di oltre il 4% al London Metal Exchange (Lme).
Le nuove sanzioni imposte venerdì dagli Stati Uniti contro una serire di oligarchi e società russe continuano a provocare reazioni pesanti sui mercati. Rusal in particolare – il maggior produttore di alluminio nel mondo, al di fuori della Cina – è nella bufera, dopo aver comunicato questa mattina che «da una valutazione iniziale è molto probabile che ci sarà un impatto notevolmente avverso sulle attività e sulle prospettive del gruppo».
Rusal teme che le sanzioni possano spingerla verso il default tecnico su alcune obbligazioni e sta lavorando per stimare le conseguenze sulla sua posizione finanziaria.
La società, controllata dal celebre magnate Oleg Deripaska, ha prodotto 3,7 milioni di tonnellate di alluminio nel 2017, pari al 7% dell’offerta mondiale. È anche un importante fornitore di allumina – con 11,5 milioni di tonnellate, anche in questo caso con una quota di mercato intorno al 7% – ed estrae il 4% dell’output globale.
Tra gli operatori al Lme cresce l’inquietudine sulla disponibilità di alluminio. Le quotazioni stamattina hanno raggiunto un picco di 2.133 dollari per tonnellata (tre mesi), in rialzo di oltre il 4%
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