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Perché gli hedge fund sono negativi sull’Italia

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l’incontro a porte chiuse

Perché gli hedge fund sono negativi sull’Italia

(marka)
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Lo spread Bund-BTP è sotto controllo e la Borsa italiana è l’unica tra le principali piazze europee a poter vantare un rialzo da inizio anno del 5 per cento. L’incertezza sull’esito della partita politica nel nostro Paese non ha finora avuto le temute ripercussioni sui mercati. Ma il rischio Italia non è sparito dal radar dei grandi investitori. Tutt’altro. Il tema della sostenibilità del debito pubblico italiano anzi è stato sollevato dai gestori di fondi hedge intervenuti all’annual investor forum organizzato a Milano dal gruppo Banca del Ceresio.

Parlando con Il Sole 24 Ore due di loro, che preferiscono restare anonimi, si sono espressi negativamente sulle prospettive del mercato italiano alla luce del quadro politico emerso dal voto. Il più pessimista è il fondatore di una nota boutique finanziaria americana che ha già pesantemente scommesso al ribasso sui titoli di Stato italiani e, in misura minore, anche sulla Borsa di Milano. Il gestore ha indicato nella formazione del nuovo governo italiano, che prevede con una certa dose di ottimismo possa avvenire già a maggio, una delle potenziali incognite per i mercati finanziari nel 2018.

«Il Vecchio Continente - dice - continua ad essere un treno che viaggia a due velocità. C’è un’Europa “core”, rappresentata dai Paesi più stabili come Francia e Germania, in cui la crescita economica è stabile e il quadro politico consolidato, in grado di reggere senza problemi l’impatto dell’inevitabile graduale riduzione (in gergo tapering ndr.) del Quantitative easing della Bce. E c’è un’Europa periferica, di cui fa parte l’Italia, la cui crescita economica è invece dipendente dallo stimolo monetario della banca centrale e quindi inevitabilmente più vulnerabile».

Quali rischi comporta la fine del Quantitative easing, il rialzo dei tassi di interesse e la possibile nomina di un successore di Draghi meno comprensivo verso i Paesi “cicala” come il papabile numero uno della Bundesbank Jens Weidmann? Secondo il gestore il problema riguarda principalmente la crescita economica. «Senza crescita - si legge nero su bianco nelle slide della presentazione fatta al forum - il debito italiano non sarà sostenibile a lungo».

Meno tranchant la posizione dell’altro primario gestore che ha partecipato al forum. «Personalmente - spiega - mi sarei aspettato una reazione molto peggiore dei mercati al risultato del voto. Evidentemente gli investitori si stanno abituando al successo elettorale degli euroscettici». A differenza del collega con cui ha condiviso il palco l’investitore, capo di un importante fondo hedge con base a Londra, non ha preso una posizione ribassista sul nostro Paese «perché finora chi ha scommesso al ribasso sul rischio politico in Europa ha perso» spiega riferendosi soprattutto a quanto accaduto l’anno scorso in occasione delle elezioni in Francia e altri Paesi europei.

Anche se non ha preso posizioni “corte” sul debito pubblico e la Borsa italiana il gestore dopo il voto ha escluso il nostro Paese dall’orizzonte del suo portafoglio. Troppa l’incertezza sulla composizione del prossimo governo e troppo alta la probabilità che le sue scelte possano entrare in collisione con i vincoli di finanza pubblica imposti dall’Unione europea. Specie alla luce delle promesse fatte in campagna elettorale come l’abolizione della riforma delle pensioni promessa dalla Lega Nord o il reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 stelle. «Se devo investire su un’economia periferica - spiega il gestore - preferisco puntare su Spagna e Portogallo».

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