L’India mette nell’angolo le criptovalute proibendo alle banche di fare trading o di fornire qualsiasi servizio ai loro clienti. Ma intanto Bitcoin fa progressi nel mettersi in regola con i salotti buoni della finanza. A partire da Coinbase, una delle maggiori piattaforme per criptovalute, che sta trattando con la Sec per diventare un broker ufficialmente accettato.
Stando a quanto anticipato questa settimana dal Wall Street Journal, l’exchange con sede a San Francisco, si sarebbe incontrato più volte nelle ultime settimane con l’authority dei mercati finanziari Usa con l’obiettivo di ottenere una licenza come broker e circuito di trading elettronico. Dal punto di vista tecnico-regolamentare la mossa servirebbe a Coinbase, che ha l’ambizione di diventare la “Google delle criptovalute”, di allargare il bouquet di criptovalute offerte dalla piattaforma anche a quei token che adesso sono proibiti perché considerati dalla Sec alla stregua di securities, di azioni.
Ma è chiaro che una licenza ufficiale da broker risulterebbe in un ulteriore riconoscimento ufficiale verso una più chiara regolarizzazione dei protagonisti del criptomercato, spingendo anche i concorrenti ad adeguarsi.
Azioni o valute?
Se le principali criptovalute, come Bitcoin o Ethereum restano orfane di una status regolamentare, non essendo chiaro se si tratti di valute, commodities, securities o altro, il proliferare delle offerte iniziali di valute, le Ico, ha determinato un aumento vertiginoso dei token trattati su mercati non regolamentati.
L’anno scorso sono stati raccolti oltre 6,5 miliardi di dollari in operazioni di questo genere e nei primi tre mesi del 2018 sono state effettuate offerte iniziali per 4 miliardi, stando ai dati di Token Report citati dal Wsj. Quasi la metà di questa somma, ben 1,7 miliardi di dollari, è stata raccolta da Telegram per la sua criptovaluta.
Negli ultimi mesi la Sec è stata particolarmente attiva nel fare luce in un settore senza regole precise avviando inchieste e chiedendo dettagli a più di una società protagonista di Ico per capire meglio la natura dei token, le “valute” piazzate sul mercato. Soprattutto per capire se si trattasse di strumenti equivalenti ad azioni, rappresentativi di diritti all’interno delle società, o semplici mezzi per ottenere servizi o prodotti futuri.
La stretta della Sec avrebbe convinto Coinbase, che peraltro sta pensando a una Ipo vera e propria, forte di fondi-azionisti del calibro di Andreessen Horowitz e Greylock Partners, a scendere a patti con l’authority per poter ampliare il proprio listino anche a nuovi token.
La app della Borsa di Stoccarda
Un parziale riconoscimento del criptomondo è venuto anche dalla Germania dove una divisione della Borsa di Stoccarda ha presentato una app per criptovalute. Bison, app della fintech Sowa Labs, promette la possibilità di fare trading in maniera semplice, sicura e libera sulle criptovalute direttamente dallo smartphone. Di app di questo genere ne esistono diverse, anche in Italia, ma la particolarità è che a crearla sia una controllata di Boerse Stuttgart Digital Ventures.
Bison, che sarà disponibile al pubblico in autunno, rappresenta «la prima app cripto al mondo ad avere il sostegno di una Borsa tradizionale», ha affermato Ulli Spankowski, managing director di Sowa Labs. La app non prevede l’applicazione di alcuna fee di intermediazione, fornendo con un’interfaccia semplice informazioni e quotazioni in diretta.
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