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Telefonia, Iliad sbarca in Italia con maxi-investimenti. Il ceo…

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Telefonia, Iliad sbarca in Italia con maxi-investimenti. Il ceo Levi: «Cambieremo il mercato»

«Faremo investimenti importanti in Italia, superiori al miliardo». L’obiettivo è guadagnare «quote di mercato importanti. Qui in Italia ci sono ampiamente le condizioni». Quanto market share non viene svelato. E in realtà la formula «per il momento preferiamo non dare indicazioni» viene utilizzata senza lesinare da Benedetto Levi, 30 anni a ottobre, torinese, laureato al Politecnico di Torino in Ingegneria logistica e della produzione, con esperienze a Londra e Parigi e un apprendistato sul campo in due startup.

Dal 22 dicembre è ceo di Iliad Italia con la benedizione della casa madre francese, del patron Xavier Niel e dell’ad Maxime Lombardini che peraltro è nel board di Iliad Italia.

Il momento dell’avvio commerciale dell’operatore di telefonia si avvicina. «Entro l’estate» ripete Levi. Per ora si sta lavorando, anche alla realizzazione di una rete propria. Da qui i «10 uffici in Italia, oltre alle sedi di Milano e Roma» necessari «per seguire da vicino il progetto». Certo, parlare di un miliardo di investimenti finisce per apparire riduttivo visto che il gruppo transalpino, come comunicato nell’ultima presentazione dei conti, ha investito in Italia 314 milioni a fine 2017 di cui 50 per l’acquisto delle frequenze di Wind Tre e 220 sul rinnovo delle frequenze 1.800 Mhz fino al 2029 versati allo Stato italiano.

A scorrere il primo bilancio di Iliad Italia si legge che per il 2018 saranno da pagare a Wind Tre - sempre per le frequenze - 190 milioni ai quali se ne aggiungeranno 210 al 2019 (quindi 450 in tutto). Poi ci sarà da affrontare l’asta 5G. «Noi parteciperemo – conferma Levi – perché siamo interessati a rimanere qui sul lungo termine e quindi investendo sulle tecnologie innovative necessarie». Chissà se dall’headquarter francese abbiano iniziato a pentirsi visto l’impegno finanziario da subito richiesto. «Assolutamente no. Parliamo di persone che conoscono bene il mercato e hanno tutti gli strumenti per fare valutazioni, come sono state fatte, con cognizione di causa».

Iliad è entrata sul mercato italiano come “rimedio” voluto da Bruxelles per la fusione fra Wind e 3 Italia. «E siamo un operatore infrastrutturato. Lo specifico perché ci va stretta la definizione di “low cost”, come a indicare prezzi bassi e bassa qualità. In Italia c’è margine per tagliare i prezzi e semplificare l’offerta ma garantendo la più alta qualità». Si partirà «solo con il mobile. Il fisso magari un domani». Va detto che la telco ha rivoluzionato il mercato francese. Ma lì i prezzi medi erano più elevati rispetto all’attuale mercato italiano e si trattava di qualche anno fa. In Italia la qualità della rete mobile è già abbastanza elevata e gli operatori un po’ di battaglia negli anni su questo fronte se la sono data.

«Abbiamo testimonianza – replica Levi – di come la gente non sia soddisfatta di molte cose nel rapporto con gli operatori tradizionali. Penso ad esempio alla vicenda dei 28 giorni». Per ora il velo non si solleva sulle offerte di un servizio che però non conterrà all’inizio nessun bundle con i “contenuti” ma che «quando partirà sarà attivo in tutta Italia, in contemporanea». Essendo operatore infrastrutturato potrà proporre la propria rete ad operatori virtuali (Mvno), ma «per ora non è nelle nostre intenzioni. Puntiamo a sviluppare il miglior servizio per i nostri clienti», da “acquisire” online, ma «anche in negozi e centri fisici di distribuzione». Resta da vedere se a marchio proprio o in partnership con altri operatori o catene di vendita. «Appena possibile comunicheremo».

Una cosa è al momento ribadita: «Contiamo di raggiungere il break even anche con quote di mercato sotto il 10%». In quanto tempo non è dato sapersi ma Levi guarda con fiducia sia alla risposta della clientela in un mercato «in cui oggi i tre principali operatori hanno quote simmetriche» sia al plus dato da «una struttura più snella rispetto a quella dei competitor, con la creazione di oltre mille posti di lavoro in Italia tra diretti e indiretti». Resta il dubbio se proprio questa struttura lean possa rappresentare un handicap. Per esempio sulle vendite: se facesse optare per il canale online non sarebbe da trascurare che ciò avverrebbe in un Paese in cui la penetrazione internet non è delle migliori. «Stiamo investendo massicciamente in Italia e siamo convinti che riusciremo a conquistare ampie fette di mercato» replica Levi. Ultima domanda: ma comanderanno i francesi invece del management locale? «Assolutamente no. Abbiamo una struttura ben definita e con tutti i margini di manovra necessari».

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