La Consob sotto la guida di Mario Nava avrà un compito in parte guidato, in parte facilitato da una serie di regole comunitarie di recente approvazione o in fase di attuazione. Il punto centrale sarà sicuramente la Mifid2, entrata in vigore il 3 gennaio scorso, che regola consulenza, intermediari e mercati, ma anche numerose altre norme dell’Unione: dalle nuove regole sui prospetti, sui diritti degli azionisti, sul kid dei Priips (l’informazione semplificata che deve accompagnare i prodotti finanziari “preassemblati”: in pratica gran parte di ciò che arriva ai risparmiatori). Regole che permetteranno all’Authority di muoversi secondo le tre parole indicate dal neo presidente nell’audizione davanti alle commissioni parlamentari congiunte lo scorso 17 gennaio: anticipare, indirizzare, facilitare. E in quell’occasione Nava aveva spiegato che un’autorità deve rafforzare le tutele dei risparmiatori e delle famiglie, ma anche favorire l’accesso delle aziende ai mercati.
Per quanto riguarda l’accesso ai mercati, c’è da notare che le imprese italiane presenti sul mercato principale sono da lungo tempo in un numero stabile, intorno ai 230, anche se con un mutamento di fisionomia nel tempo attraverso operazioni societarie. Cresce invece continuamente il numero delle aziende presenti sull’Aim, che è un settore in cui la presenza della regolamentazione e quindi della Consob viene avvertita come meno pressante. In questo caso il compito di facilitare, quindi, appare più che mai importante per la presenza futura dell’Authority. Del resto la Mifid 2 che rappresenta sicuramente lo strumento più importante nelle “mani” della nuova Commissione, offre una serie di strumenti di regolametazione dei mercati, che nei prossimi anni cambieranno di molto le modalità di contrattazione. Nell’audizione del 17 gennaio Nava aveva lanciato anche l’idea di istituire sul modello delle authority europee uno stakeholder group, un tavolo di confronto stabile di confronto tra l’autorità regolatoria e i soggetti destinatari di questa attività. Anzi Nava è arrivato a ipotizzare scambi temporanei di personale (previa verifica di fattibilità) con l’industria.
Un’altra sfida, che Nava coglie con la parola “anticipare”, è quella del Fintech. In questo campo occorre un’apertura a figure professionali nuove rispetto a quelle del passato. Un approccio formale e giuridico non è più sufficiente per l’attività. Come si era espresso il neo commissario Paolo Ciocca: «La tecnologia sta innovando tutti i campi della produzione e della domanda anche in ambito finanziario. Diventano quindi dirimenti le scelte delle autorità di regolazione e supervisione nel trovare il punto di equilibrio tra apertura all’innovazione e tutela dell’investitore». Un compito per il quale Nava ha sottolineato l’importanza di creare nuove professionalità, anche in vista della possibile creazione di un Fintech District in Italia.
I cambiamenti sulla produzione di strumenti finanziari e sulla loro distribuzione, come ridisegnati dalla Mifid2, danno all’autorità di controllo la possibilità di un intervento ex ante dei prodotti che verranno forniti ai clienti. Proprio su questo tema Nava aveva parlato di una vigilanza “integrata e dinamica”, spingendosi anche oltre: la Consob, secondo le indicazioni del suo presidente verificherà anche la conoscenza che l’intermediario ha del suo cliente. Un modello di autorità che quindi indirizza più che correggere (la via delle sanzioni, che arrivano solo dopo che i guai sono stati fatti). Insomma oggi più che in passato la Consob ha la possibilità di intervenire a tutela degli investitori e per rendere più efficienti i mercati. Una sfida sta anche nell’ammodernare la sua struttura interna. Un compito al quale Nava ha detto di volere attendere anche creando un “mercato del lavoro” interno alla Consob.
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