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Le partite italiane di Vincent Bolloré

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il finanziere bretone

Le partite italiane di Vincent Bolloré

Vincent Bolloré. (Afp)
Vincent Bolloré. (Afp)

Il finanziere francese Vincent Bollorè è in stato di fermo per sospetta corruzione di funzionari pubblici stranieri in una vicenda legata a concessioni portuali in Togo e Guinea. Il colpo di scena, che segue il passo indietro ai vertici di Vivendi annunciato lo scorso 19 aprile con la designazione del figlio Yannick Bollore alla presidenza, arriva in momento assai delicato per il finanziere bretone che appare in difficoltà nelle numerose partite italiane in cui è coinvolto.

Classe 1952, Bolloré è il primo azionista di Vivendi, media company francese proprietaria tra gli altri di Canal+ Universal Music. E proprio attraverso Vivendi controlla quasi il 24 per cento di Telecom Italia dove ormai da qualche mese si sta confrontando con il fondo attivista Elliott sulla governance del gruppo tlc. Una partita che, già in salita per il finanziere, alla prossima assemblea del 4 maggio rischia di precipitare dopo le accuse di corruzione per le vicende Togo e Guinea, consegnando così la vittoria al fronte americano.

Non solo. Vivendi è il secondo azionista di Mediaset con il 29 per cento del capitale e recentemente ha trasferito al 'blind trust' Simon Fiduciaria il 19,19% (pari al 19,95% dei diritti di voto) del capitale di Mediaset. L'Agcom aveva infatti dato un anno di tempo al gruppo francese per scegliere tra la partecipazione in Tim e quella nella società televisiva, lasso di tempo che sarebbe scaduto lo scorso 18 aprile. Ma è evidente che il gruppo francese ha solo guadagnato tempo e quella quota è destinata a uscire dal perimetro del gruppo in tempi stretti. A meno che non ci siano ulteriori colpi di scena anche nella partita Mediaset.

Completano la rete di partecipazioni in Italia la posizione in Mediobanca, la prima costruita dal finanziere bretone in Italia, e la piccola quota in Generali.
In Mediobanca, Bollore é socio dal 2002 e secondo azionista con l'8 per cento del capitale, vincolato al patto parasociale che governa la banca. In Generali, dove è stato vicepresidente fino al 2013, oggi detiene lo 0,13 per cento della compagnia assicurativa.

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