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Primavera di fuoco dei fondi: da Unilever a Barclays, tutte le prede

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le assemblee in UK

Primavera di fuoco dei fondi: da Unilever a Barclays, tutte le prede

(Reuters)
(Reuters)

LONDRA - Risvegliati dal letargo invernale, gli investitori attivisti si preparano a una primavera di fuoco. Questa settimana vede l'avvio della stagione delle assemblee degli azionisti in Gran Bretagna e si possono prevedere battaglie all'orizzonte su diversi fronti. Nessuna società quotata, piccola o grande, è immune dalla minaccia dei fondi attivisti. Vediamo quali tipi di intervento chiedono e quali saranno i terreni di scontro nei prossimi giorni.

Remunerazione

Il colosso farmaceutico britannico Shire si è detto favorevole a un'offerta da 46 miliardi di sterline (64 miliardi di dollari) da parte del gruppo rivale giapponese Takeda Pharmaceutical. Shire, però, è anche nel mirino degli azionisti per un bonus al Ceo pari al 780% dello stipendio, giudicato eccessivo. Non è una querelle nuova: lo scorso anno l'ad Flemming Ornskov aveva accettato uno stipendio dimezzato di 5,3 milioni di dollari, dai 10,6 milioni dell'anno precedente, in seguito a pressioni degli azionisti dopo un anno giudicato deludente.

Critiche anche all'assemblea degli azionisti di Persimmon, una delle maggiori società edilizie britanniche. In febbraio il cda aveva proposto un bonus al Ceo di 110 milioni i sterline, ma in seguito alla reazione furibonda degli azionisti lo aveva ridotto a 30 milioni di sterline. Aberdeen Asset Management, uno dei maggiori azionisti del gruppo, ha votato contro la politica di remunerazione di Persimmon.

L'assemblea del Weir Group, società scozzese di ingegneria specializzata nel settore dell'energia, discuterà una riforma del sistema di retribuzione, che eliminerebbe gli incentivi che collegano i bonus alla performance e introdurrebbe un nuovo sistema che garantisce ai dirigenti somme più basse ma garantite. Il fondo sovrano norvegese, che è un azionista Weir, si è già pronunciato a favore.

Il 2 maggio sarà la volta di Unilever. Il colosso anglo-olandese, che ha da poco annunciato la decisione di trasferire la sede da Londra a Utrecht mettendo fine alla doppia struttura, è criticato dagli azionisti per livelli di remunerazione dei dirigenti considerati eccessivi. L'Institutional Shareholder Services ha già consigliato agli azionisti di votare contro le proposte del cda.

Il 3 maggio l'assemblea di Reckitt Benckiser, il gruppo che produce tra l'altro i preservativi Durex, si prevede difficile perché il Ceo Rakesh Kapoor resta uno degli ad più pagati in Gran Bretagna. Lo scorso anno ha accettato una riduzione da 15,3 a 12,5 milioni di sterline all'anno, ma per molti azionisti resta troppo, soprattutto alla luce della performance non entusiasmante del titolo.

Strategia

Hammerson, il gigante dei centri commerciali britannici, si trova nel mirino degli azionisti, anche perché l'hedge fund attivista Elliott Capital ha acquistato una quota dell'1,5% e vorrà imporre cambiamenti. Sono previste critiche alla decisione di Hammerson di rinunciare all'annunciata acquisizione del gruppo rivale Intu Properties per 3,4 miliardi di sterline e di respingere la proposta di takeover da 5 miliardi da parte del gruppo francese Klépierre. Entrambe le decisioni hanno pesato sul titolo.

Whitbread ha appena presentato i risultati annuali sotto la spada di Damocle del suo nuovo azionista: Elliott Advisors ha acquistato una quota del 6% del gruppo meno di due settimane fa e l'hedge fund è riuscito in tempo record a convincere il cda a scorporare la divisione Costa Coffee, una catena di bar di successo, separandola dalle altre catene di hotel e di ristoranti del gruppo. Il gruppo ha annunciato che il demerger sarà completato anche due anni, ma Elliott potrebbe spingere per accelerare i tempi.

Pressioni in vista anche per Barclays all'assemblea del primo maggio: la banca britannica è nel mirino dell'investitore attivista Edward Bramson, il cui fondo Sherborne ha acquistato una quota del 5,2% e intende cedere la divisione trading dell'investment banking, che tratta valute, materie prime e reddito fisso. Il Ceo Jes Staley non vuole vendere ma intende rilanciare la banca d'affari per riportarla alle glorie di un tempo, ma nelle ultime settimane Sherborne ha corteggiato altri investitori per convincerli a sostenere la sua strategia. Si prospetta quindi uno scontro.

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