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Alpitour, Tamburi sale al 70% del capitale

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Alpitour, Tamburi sale al 70% del capitale

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Giovanni Tamburi diventa il padrone di Alpitour. In vista dell'estate, la banca d’affari Tamburi Investment Partners, boutique milanese che ha costruito un invidiabile portafoglio nel Made in Italy (da Moncler a Eataly a Beta Utensili), fa un secondo affondo sullo storico marchio del turismo e sale al 70% del capitale.
Escono i fondi Wise e J.Hirsch, azionisti storici del gruppo (ma reinvestiranno una piccola quota); e Tamburi più altri investitori si prendono di fatto tutto il tour operator, valutato 470 milioni di euro.

L’operazione è strutturata secondo il modello del Club Deal, ormai rodato dal banchiere d’affari romano trapiantato milanese: la newco Alpiholding, partecipata da Asset Italia (altro veicolo in Club Deal che già possiede il 33% di Alpitour S.p.A.) per il 49%, dal top manager Gabriele Burgio con lo 0,2%, e per il residuo 49,9% da altri soci, comprerà l'intero capitale di Wish e di Azurline Sarl che hanno il 38,8% di Alpitour.

È l’ultimo tassello di un puzzle che sta facendo della banca d’affari milanese una holding del «lifestyle» italiano, una sorta di Lvmh tricolore: un polo del lusso, declinato in tutte le sue forme, dall’abbigliamento al cibo, al design. E ora ai viaggi. La Tamburi Investment Partners, che si è costruita la fama di talent scout scovando piccole e sottovalutate pmi a Piazza Affari (come Interpump Group, di cui è azionista da decenni), ha cambiato fisionomia: ha cominciato con Moncler, poi Eataly, Hugo Boss, iGuzzini, Furla e gli yacht Azimut Benetti. A questo già ricco portafoglio, dall’anno scorso si era aggiunta anche Alpitour, che peraltro ha festeggiato i 70 anni.
Tamburi, tramite la newco Asset Italia (una sorta di «Uber» del private equity, un fondo a chiamata, partecipato da note famiglie industriali, Seragnoli, Lavazza, Ferrero) aveva messo sul piatto 120 milioni di euro per un aumento di capitale riservato. È stata la più grande ricapitalizzazione di un’azienda privata in Italia. In cambio il banchiere prese il 32% del tour operator (un tempo di proprietà della famiglia Agnelli); una quota analoga era rimasta ai soci storici (i fondi J. Hirsch e Wise Sgr) che ora hanno monetizzato ed escono del tutto.

In Alpitour, Tamburi aveva ritrovato una vecchia conoscenza: quel Gabriele Burgio con cui 10 anni fa aveva orchestrato il salvataggio di Jolly Hotels, la più antica catena di alberghi d'Italia (fondata da Gaetano Marzotto senior), che furono fusi dentro la spagnola NH Hoteles, allora guidata proprio da Burgio. Approdato nel 2012 sul ponte di comando, Burgio oggi guida un gruppo che fattura oltre 1 miliardo, è il numero uno dei viaggi (con una quota di mercato del 25%) e fa 36 milioni di margine. I colossi europei sono, per ora, irraggiungibili: l’inglese Thomas Cook fattura 9 miliardi, il gigante mondiale Tui addirittura 20. Ma Alpitour conta almeno di raddoppiare le dimensioni.

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