La tensione sul debito pubblico italiano, in scia alle bozze anti-europeiste che circolano sul contratto di governo che Lega e Movimento 5 Stelle potrebbero mettere a punto, ha portato lo spread oltre 150 punti. Facendo balzare i rendimenti dei titoli di Stato italiani su tutte le scadenze. Compresa quella a 8 anni che ora paga l’1,67%, ben 32 punti base in più rispetto a una settimana fa quando il rendimento sul mercato secondario viaggiava all’1,35%.
La scadenza a 8 anni del BTp “nominale” (che già incorpora nel rendimento l’inflazione attesa a differenza del BTp Italia che la aggiunge di anno in anno al tasso minimo reale) è monitorata con molta attenzione dai risparmiatori che finora hanno comprato il nuovo BTp Italia (indicizzato all’inflazione italiana) che da lunedì ad oggi ha raccolto una domanda di 4 miliardi. La tensione sullo spread si è già fatta sentire perché oggi, ultimo giorno a disposizione per i piccoli risparmiatori, la domanda è crollata a 333 milioni, a fronte dei 3,7 miliardi raccolti nei primi due giorni.
Di questo passo non è da escludere che anche gli investitori istituzionali, ai quali è riservata la giornata di domani, possano non più gradire un acquisto del BTp Italia nel bel mezzo di una mini-tempesta.
Il Tesoro ha emesso nel pomeriggio un comunicato stampa nel quale lascia intendere che domani, a collocamento concluso (alle 11), potrebbe alzare il tasso minimo reale garantito indicato l’11 maggio a quota 0,4%. Perché sarà determinato sulla «base delle condizioni di mercato».
E qui c’è da fare due calcoli. Dato che l’11 maggio il BTp a 8 anni sul secondario offriva un rendimento dell’1,47%, la break even inflation - ovvero la differenza tra tasso nominale sul secondario e cedola reale proposta dal nuovo BTp Italia - era pari all’1, 07% (1,47% - 0,4%).
Oggi, considerate le tensioni sul debito pubblico ma considerato anche che nei giorni scorsi i tassi Usa si sono impennati (tornati sui massimi del 2008 a fronte di previsioni di nuove strette da parte della Federal Reserve), il rendimento del BTp a 8 anni è volato all’1,67%, 20 punti base in più rispetto all’11 maggio.
Il punto è che gran parte di questa correzione di mercato non è legata alle prospettive di aumento dell’inflazione ma alla speculazione momentanea sul debito legata al rischio politico. Quindi, qualora il Tesoro non alzasse il tasso minimo reale chi lo ha già comprato rischierebbe di avere da subito una perdita appunto nell’orbita dei 20 punti base.
«È molto probabile che il Tesoro aumenti il tasso minimo reale - spiega Angelo Drusiani, esperto del mercato obbligazionario di Banca Albertini Syz -. Sia in relazione a quanto accaduto in questi ultimi giorni sul mercato ma anche per una questione di immagine in vista del prossimo collocamento di novembre».
In passato, che il Tesoro abbia aumentato in corsa il tasso minimo reale, è accaduto due volte sulle precedenti 12. Nella prima emissione (narzo 2012) e nella settimana (ottobre 2014). Fra qualche ora scopriremo se “non c’è due senza tre”.
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