Visa o Mastercard? Quale carta di credito è meglio avere oggi in tasca? Quale mi offre i costi più bassi, le coperture assicurative corrette e l’assistenza che merito? Milioni di italiani possiedono una carta di credito ma in pochi si sono mai chiesti qual è la più conveniente. Spesso si fidano dell’offerta della propria banca, prendono la card che viene loro proposta, senza porsi troppe domande. In realtà dietro ai servizi e ai costi delle carte di pagamento si celano molti “non detto” da parte del sistema. Non tutti forse sanno che la carta di credito non è in realtà “Visa” o “Mastercard” ma è emessa e gestita in toto dalla propria banca che ha accordi di licenza con i due colossi americani. Il rischio ricade quindi sulla banca del cliente a cui viene offerta ed è per questo che spesso la stessa carta (per brand, tipologia e massimali) ha costi e servizi sottostanti differenti a seconda della banca che la emette. Ma quali sono le motivazioni di tali differenze?
Plus24 dedica la storia di copertina di questa settimana al settore. Il risparmiatore si trova di fronte a molte novità e spesso non è adeguatamente informato. Non solo, nei sistemi di pagamento impera ormai il fintech e sempre più transazioni avvengono nella sfera dell’e-commerce. Si tratta di un mondo in forte rivoluzione, soprattutto dopo l’arrivo della direttiva Psd2, che ha spianato la strada del business dei sistemi di pagamento anche a operatori non bancari. Visa e Mastercard mettono oggi a disposizione i servizi e le connessioni. La banca sa di dare al cliente uno strumento che, grazie agli accordi dei due circuiti, è usabile praticamente ovunque a livello globale.
Visa e Mastercard non hanno nessun rapporto con il cliente finale: il cliente è e resta della banca. Non solo, spesso, la stessa carta non è gestita direttamente dalla banca ma quest’ultima si affida, con un contratto a parte, ad altri soggetti come Nexi (ex Carta Sì).
Fino al 2015 emettere carte di credito era un business per certi versi anche redditizio per le banche ma oggi, dopo i paletti imposti dalle regole Ue del 2015 (le nuove regole di Interchange Fee) i costi di retrocessione all’emittente sono stati bloccati a 30 basis point sulle carte di credito e 20 su quelle di debito. Così per le banche emittenti l’unico modo di rientrare dei costi è spalmarli sul canone annuo.
Anche sui servizi extra in molti casi si va in ordine sparso. A parità di carta le offerte cambiano a seconda della banca che la emette. E i costi, anche per le carte più costose, come le Premium (Black, Gold o Platinum) – che offrono assicurazione sul viaggio, assistenza legale, concierge, servizi lounge negli aeroporti, assicurazione sulle franchigie in caso di noleggio auto – vanno a incidere sul canone della carta.
Le informazioni per il titolare della carta sono ancora troppo fumose. Chi informa il cliente che ex sovrapprezzi di carburante sono stati eliminati dal Governo italiano alcuni anni fa? Chi gli ricorda che è illegale qualsiasi tentativo da parte del commerciante di limitare l’utilizzo della carta di pagamento oltre un determinato valore? Chi gli spiega che le transazioni di e-commerce possono essere contestate dal consumatore senza alcun costo?
Se da un lato in Italia crescono sensibilmente le transazioni contactless (+150% in un anno) - e su cui il Politecnico di Milano si aspetta che possano per ammontare salire dai 18 miliardi del 2017 fino ai 90 miliardi di euro nel 2020 – resta il fatto che il numero di pagamenti pro-capite ha raggiunto solo le 57,4 transazioni, pari alla metà della media europea, e ben lontano dai dati della Svezia, dove si viaggia intorno a 300 operazioni! Serve necessariamente, anche nei servizi di pagamento, maggiore educazione finanziaria. Ma prima occorre uno sforzo di chiarezza da parte del sistema che deve partire dall’impegno in una maggiore informazione e trasparenza su costi e servizi legati alle carte di pagamento che offre.
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