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Gli effetti del super spread sugli M&A: investitori esteri a rischio

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Gli effetti del super spread sugli M&A: investitori esteri a rischio

Effetto spread sull’attività di fusioni e acquisizioni. Dopo i circa 10 miliardi di transazioni in Italia nel primo trimestre 2018 (con circa 170 operazioni) nella seconda parte dell’anno è prevedibile una brusca frenata per l’M&A. La crisi sui mercati potrebbe bloccare non solo le Ipo, ma anche le fusioni e acquisizioni, soprattutto sulle transazioni di una certa entità. Minore conseguenze ci dovrebbero invece essere sulleoperazioni di vendita delle Pmi.

L’attuale mercato, ad oggi, è caratterizzato da una lunga lista di operazioni in corso di svolgimento, soprattutto nel private equity: Forno d’Asolo, Rollon, Italmatch Chemicals e Pibiplast sono soltanto alcuni dei deal in corso. «Tra lo spread, misuratore del nostro rischio Paese e andamento mercato dell’M&A - conferma Eugenio Morpurgo, amminisitratore delegato di Fineurop Soditic - è dimostrata storicamente una correlazione diretta. Il nostro mercato è infatti strutturalmente dipendente dai capitali esteri.

Nel 2017 le operazioni cross border dall’estero verso l’Italia hanno infatti rappresentato quasi la metà del valore complessivo del mercato (che nel 2017 è stato pari a circa 45 miliardi)». L’attuale incertezza politica, se prolungata, non potrà non avere effetti sul mercato, che per ora ha conservato lo stesso buon ritmo dell’anno precedente (circa 10 miliardi nel primo trimestre 2018 con circa 170 operazioni: in più andrebbero conteggiate importanti operazioni già annunciate e in attesa di closing.

«C’è da aggiungere - dice Morpurgo - che i multipli sono a livello record: la media è oltre 9 volte l’Ebitda». Il sentiment degli investitori esteri (sia strategici che di private equity ) sembra ancora molto positivo,ma è iniziata una fase di attesa e di raccolta di elementi sulla nostra situazione politica . Le aste in corso , che tra l'altro riguardano asset di qualità e con forte presenza internazionale, non sembrano a rischio e dovrebbero chiudersi con successo.

«Mi aspetto - continua Morpurgo - che in presenza di uno spread superiore a 250-300 bps si avvii una progressiva limatura dei multipli, non fosse altro per il costo più elevato della leva finanziaria e una eventuale sua minore disponibilità. Il vero problema potrebbe sorgere oltre quota 400-450 bps con frequenti decisioni negative sui progetti di M&A da parte dei dei board degli investitori esteri , come è avvenuto nella fase critica del 2011».

È vero che rispetto a quell’anno l’Italia ha - grazie anche all’effetto Pir e una rilevante presenza delle Spac - una domanda domestica più robusta ma questo non basterà a compensare una eventuale forte frenata degli investitori esteri . In sostanza gli addetti ai lavori prevedono un 2018 che grazie al suo ottimo avvio e ai progetti in corso sarà comunque un buon anno, ma un 2019 molto più difficile da prevedere. «I settori - continua Morpurgo - che potrebbero più risentirne sono i financial services , le costruzioni , infrastrutture e in generali le aziende molto dipendenti dal mercato domestico. Per le aziende con una forte presenza internazionale gli effetti saranno assai minori». Ma in ogni caso dipenderà dai messaggi che il nuovo governo invierà alla comunità finanziaria e dalle misure concrete che prenderà per fare fede agli impegni internazionali italiani.

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