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Fondi pensione, la crisi pesa ancora: il 23,5% non versa…

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Fondi pensione, la crisi pesa ancora: il 23,5% non versa contributi

Solidi ammortizzatori sociali ed efficienti nel rapporto rischio/rendimento, ma ancora poco presenti tra le fasce sociali che ne avrebbero più bisogno. La fotografia dei fondi pensione, scattata dalla Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) per l’anno 2017, sottolinea come sia stabile il numero degli aderenti che hanno chiesto anticipazioni dal proprio “conto previdenziale”per far fronte alle esigenze economiche (evitando così di indebitarsi). Due miliardi di euro finiti sui conti correnti dei lavoratori iscritti agli strumenti di previdenza complementare. Cresce invece, e in modo rilevante, il numero degli aderenti che ha interrotto il flusso contributivo al proprio fondo: una decisione presa da 1,8 milioni di iscritti, che salgono a 2,1 milioni di posizioni, pari al 14% in più rispetto al 2016. In totale il 23,5% degli iscritti. Il dato, utilizzato come indicatore della crisi economica, non mostra ancora sereno e si pone ora il tema degli incentivi al ritorno contributivo per fette importanti di lavoratori previdenti.

Il nodo delle adesioni
La relazione del presidente della Covip, Mario Padula, analizza i numeri del secondo pilastro previdenziale italiano, sottolineandone i punti di forza e le vie di possibile evoluzione. Sale il numero complessivo degli iscritti, del 7,8%, anche se non in misura sufficiente: sono 7,6 milioni su 12 milioni di dipendenti privati. Ma la loro distribuzione sociale non è omogenea: gli uomini solo il 62,3%, gli iscritti residenti al Nord sono oltre la metà, il 56,8% e comunque concentrati tra i 35 e i 53 anni di età. Giovani, residenti al sud e donne, ossa le categorie che più necessitano di un secondo pilastro previdenziale, faticano ad avvicinarsi ad essa. Il tema dell'inclusione previdenziale, a oltre 10 anni dalla riforma del Tfr, è ancora attualissimo passa ora ora sul tavolo del neo Ministro del Lavoro nonché dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio.

Le statistiche
Cresce la diversificazione dei patrimoni dei fondi - a fine 2017 ammontavano complessivamente a 162,3 miliardi di euro, pari al 9,5% del Pil, in rialzo del 7,3% sull'anno precedente- con una riduzione dei titoli di Stato al 41,5%, in calo di cinque punti percentuali rispetto all'anno precedente. Si riduce soprattutto l'esposizione ai titoli di Stato italiani (del 3,5% circa), mentre sale la quota di corporate bond (al 16,6%) dei titoli di capitale (al 17,7%), dei fondi comuni (al 14,4%) e dei depositi (7,2%). Cresce il peso di investimenti di emittenti privati italiani a 4,1 dai 3,4 miliardi di euro dell'anno precedente, grazie anche ai primi sugli investimenti nell'economia reali. I rendimenti, nonostante i bassi tassi di interesse, hanno ampiamente superato l'inflazione è la rivalutazione del Tfr: i negoziali nel 2017 hanno reso in media il 3,3% netto, gli aperti il 3 e i Pip al 2,8. Differenze che si spiegano con la differenza di costi: i Pip che hanno oneri pari al 2,2% (3,3% per quelli agganciati a unit linked) contro l'1,3% dei fondi aperti e lo 0,4%dei fondi di categoria o negoziali.

Le proposte
La scarsa inclusione previdenziale spinge Covip a una serie di proposte per migliorare il sistema. Tra queste l'idea d introdurre schemi di incentivazione fiscale che permettano di riportare ad anni di imposta successivi i benefici non utilizzati appieno in una fase di incapienza fiscale. Una sorta di tax credit per spingere gli aderenti a massimizzare la deduzione fino a 5164,57 euro l'anno, utilizzata da meno del 10% degli aderenti.

Previdenza 2.0
Nella sua relazione il presidente Padula ha insistito sul successo dell'iniziativa lanciata nel 2017 da Covip che permette agli utenti di confrontare i costi della forme pensionistiche. Tema cruciale, visto che i maggiori costi caricati sulle forme individuali come i Pip, destinati alle reti di vendita, riducono i rendimenti portando gli aderenti a scelte meno remunerative rispetto a quelle proposte dalle forme collettive: per ogni punto percentuale di onere aggiuntivo, secondo uno studio, il rendimento di un aderente si riduce del 20% circa. I fondi negoziali d'altra parte non presentano una rete di distribuzione e promozione, e pertanto faticano a essere proposti all'attenzione dei lavoratori. Dalla metà del 2017 il “Comparatore dei forme pensionistiche complementari” ha avuto circa 30mila visualizzazioni, cui si aggiungono 20mila accessi nei primi mesi dell'anno in corso. Cifre che si aggiungono a 150mila accessi alle schede dei costi di ciascuna forma autorizzata.

Welfare integrato
Nella sua relazione il presidente di Covip Mario Padula ha parlato anche dell'attività di vigilanza sulle Casse privatizzate, in capo alla sommissione dal 2011. L'analisi delle scelte finanziarie degli enti obbligatori di primo pilastro dei professionisti è tuttavia frenata dal rinvio, ormai sine die, dell'atteso decreto che regola i criteri e i limiti di investimento, nonché i confronti di interesse, delle Casse. Tema anch'esso sul tavolo di Di Maio. Padula ha poi rilanciato un tema già sollevato nelle precedenti relazioni annuali di Covip, ossia la proposta di estendere le sue funzioni alla vigilanza sui fondi sanitari e le altre forme di sanità integrativa, la cui vigilanza parcellizzata tra diversi minister8 e con risultati di scarsa trasparenza dell'operatività. I recenti dati sulla spesa out of the pocket degli italiani - 7 milioni di italiani indebitati per pagare spese mediche, che costano 40miliardi in aggiunta al servizio sanitario - spingono a una riflessione su trasparenza ed efficienza del sistema.

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