È un rebus quello sul Milan. Il risveglio, amaro, da questo stato di incertezza ci potrebbe essere la settimana prossima quando la commissione giudicante dell'Uefa potrebbe decidere di estromettere il club dall’Europa League conquistata sul campo. E se l'organismo europeo prenderà questa decisione sarà quasi esclusivamente per una decisione politica, quindi non per le irregolarità finanziarie del club in sé. Dunque decisione politica per un quasi unico problema: non avere informazioni sull'azionista cinese del Milan, Mister Yonghong Li.
Con questo scenario davanti sembra quasi paradossale quanto accaduto nel consiglio di amministrazione di oggi. Tutti si aspettavano un messaggio di Yonghong Li: se non sul possibile partner azionario, almeno su quei 32 milioni che restano l'ultima tranche di aumento di capitale, come richiesto proprio dal Cda del club.
Invece niente. Sul nuovo socio neanche una parola. Sui 32 milioni un impegno generico a farli arrivare entro fine giugno. Come se tutto andasse come da programma e non ci fossero scadenze finanziarie pressanti. La realtà in effetti è un’altra: Mister Li e i suoi silenzi, ad oggi, potrebbero essere la causa per la quale il Milan verrà probabilmente bocciato dalla commissione giudicante dell'Uefa. Basta guardare a quanto successo negli ultimi giorni. Fino a ieri c’era una trattativa, durata alcune settimane, per far entrare un socio americano (si parla di Stephen Ross oppure John Fisher affiancati dagli advisor di Goldman Sachs) nella controllante Rossoneri Lussemburgo, a fianco di Mister Li.
Prima in minoranza, tramite un aumento da 150 milioni, e poi progressivamente al controllo.
Mister Li avrebbe avuto la garanzia di non essere diluito eccessivamente e avrebbe mantenuto i diritti sul mercato cinese, come sembra da alcune indiscrezioni. Ovviamente Mister Li ci avrebbe perso dei soldi: l'uomo d'affari cinese ha finora fatto arrivare (escludendo i capitali presi a prestito da Elliott) da vari paradisi fiscali oltre 400 milioni di euro. Non un euro è stato trasferito però dalla Cina, i capitali sono arrivati in vario modo da zone offshore: Hong Kong, Isole Vergini Britanniche e altro. Ma il cinese, con l'ingresso del nuovo azionista americano, avrebbe perso molto di meno di quanto rischia ora con l'escussione del pegno a favore di Elliott. Con questa soluzione potrebbe infatti perdere quasi tutto.
Invece Mister Li ha preferito congelare la proposta. Cosa bisogna pensare? Perché lo ha fatto? È un giocatore di poker o ha un piano B pronto? C’è chi pensa che potrebbe, come già successo in passato, riuscire a far arrivare altri soldi da Paesi offshore. Quindi potrebbe sperare in altre proposte, a lui più favorevoli. Si parla ad esempio di una proposta, da parte di un gruppo di investitori americani, favorita da un noto imprenditore italiano. Oppure potrebbe farsi avanti un socio malese, un principe, ma qui si entra in opzioni esotiche, poco probabili. Tutte queste ipotesi sono ancora da costruire e non si sa dove potranno arrivare. Intanto il tempo non aspetta: c’è la commissione Uefa dietro l'angolo e soprattutto c’è la scadenza dei 32 milioni da versare.
Sul tema ci sono visioni opposte. C'è chi dice che Li avrebbe almeno fino al 28 giugno per far arrivare comodamente i soldi. Ma questa è la versione favorevole all'uomo d’affari cinese. Al contrario, Elliott sembra aspettare al varco e questa volta l'esito è tutto da decifrare. Il Milan, come da copione, farà partire la solita lettera di sollecito: per avere i soldi entro 5 giorni lavorativi, quindi entro venerdì della prossima settimana. Dopo di che sarà Elliott a poter subentrare a Mr Li con un prestito dei 32 milioni. Infine, se quest'ultimo, entro 7 giorni, non restituirà i soldi, il fondo Usa potrà avviare l'escussione del pegno davanti al Tribunale del Lussemburgo.
C’è da dire che finora Mr Li ha mostrato capacità finanziarie inspiegabili per uno che non può mostrare, carte alla mano, di avere alcuna società di famiglia controllata con bilanci scritti e visibili. È riuscito però a rispettare gli ultimi due versamenti da 10 milioni di euro ciascuno. Ma secondo i rumors i soldi sarebbero arrivati in ordine sparso da diverse piazze, con bonifici diversi. Tutti sui conti della Rossoneri Lux e poi da lì a quelli del Banco-Bpm, nel centro del capoluogo meneghino, dove è ancora attivo uno dei vecchi conti del Milan dell'epoca berlusconiana.
Anche qui qualche interrogativo è lecito: i soldi in questione devono infatti rispettare una norma bancaria importante, quella che in sigla viene definita Kyc, cioè Know your customer. In pratica, Banca d'Italia chiede alle banche italiane di far in modo che i loro clienti rispettino requisiti di trasparenza sull'origine dei capitali, che deve essere dimostrata con documentazione apposita. Lecito pensare che i precedenti bonifici, se sono stati accettati da Banco-Bpm, abbiano superato questa norma.
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