Esiste una sorta di zona d’ombra a Piazza Affari: un’area di Pmi che ha tratto vantaggio del fenomeno Pir, ma in misura forse inferiore rispetto a quanto avrebbe potuto. Di sicuro meno rispetto al segmento Star e anche alle stesse microimprese di Aim Italia, cioè le quotate che in termini di grandezza stanno immediatamente al di sopra e al di sotto del paniere «trascurato» dagli investitori.
Numeri da campioni...
Non che a queste 56 società che capitalizzano fra 50 milioni e 5 miliardi di euro (32 delle quali appartengono al Ftse Italia Mid Cap e 24 al Ftse Italia Small Cap) e che messe insieme valgono 75 miliardi manchino i numeri per eccellere. Nel 2017 hanno registrato in media una crescita dei ricavi del 6% (ben distribuita fra Italia e mercati esteri) e margini a due cifre (Ebitda del 10,2%), generando utili per 3 miliardi che sono stati distribuiti in modo generoso agli azionisti (1,7 miliardi di cedole per un payout superiore al 50% e un dividend yield vicino al 2,5%).
...ma performance da gregari
Negli ultimi 3 anni la loro performance di Borsa (+4%) è stata largamente inferiore a quella delle «Star», che nello stesso periodo si sono apprezzate addirittura di quasi il 60 per cento. E rispetto ai titoli ad «alti requisiti» questo paniere - che comprende al suo interno anche realtà di eccellenza a livello mondiale come Brunello Cucinelli, Cerved, De’ Longhi, Diasorin, o Technogym – è sottovalutato di oltre il 10% quando si guarda al prezzo/utili e di quasi il 20% se si considera un indicatore come l’Ev/Ebitda.
Quando poi si restringe l’analisi agli ultimi 18 mesi, cioè da quando sono stati lanciati i Piani di risparmio, si scopre che le Mid&Small Cap considerate non hanno dovuto inseguire soltanto le Star (+20% contro +33% da inizio 2017), ma addirittura anche le «micro» di Aim Italia (+22%). Un fenomeno quest'ultimo piuttosto difficile da spiegare, se non guardando alla maggior visibilità che quest’ultime hanno guadagnato negli ultimi tempi anche grazie alle «conference» appositamente organizzate per metterle in contatto con gli investitori.
Il nodo «visibilità»
«Le aziende di media e piccola dimensione quotate a Piazza Affari faticano a entrare nei radar dei grandi fondi specializzati» spiega Pietro Barbi, fondatore di Virgilio e con un passato in Borsa italiana, sottolineando come a una su sette di esse manchi addirittura la copertura degli analisti finanziari. Di qui la necessità di creare eventi specifici, come «Mid & small in Milan» che la stessa Virgilio ha programmato a novembre con il sostegno di Borsa italiana e di Barabino & Partners, all’interno dei quali si favorisca il contatto fra i manager delle società e gli operatori di mercato.
L’apertura verso gli investitori
L’obiettivo è ripercorrere la formula (e il successo) di un format quale Star Conference - creato da Borsa italiana nel lontano 2001 e recentemente replicato per Aim Italia - grazie al quale società accomunate da determinate caratteristiche vengono riunite e presentate agli investitori. L’aiuto per le small e mid cap sarebbe ancora più importante perché, come rileva ancora Barbi «molte di esse non sono attrezzate per compiere questo passo anche dal punto di vista culturale, visto che in Italia sono ancora poche le aziende dotate di un budget specifico per le relazioni con gli investitori».
Obiettivo fondi esteri
L’auspicio sarebbe creare un circolo virtuoso all’interno del quale da una parte gli imprenditori acquistino consapevolezza dell’importanza di aprirsi ai grandi capitali e dall’altra gli stessi investitori possano valutare le migliori opportunità, anche attraverso una sorta di passaparola. Ospitare nel capitale soci esteri per l’80% come avviene per le Star di Piazza Affari è un obiettivo molto ambizioso, ma da qualche pare bisogna pur cominciare.
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