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Comcast si ritira dalla battaglia per Fox Strada libera per l’offerta di Disney

Comcast si ritira dalla battaglia per Fox spianando la strada alla conquista dell’impero di Rupert Murdoch da parte di Disney per 71,3 miliardi di dollari. Ma per il chief executive e erede della famiglia fondatrice Brian Roberts si tratta d’una ritirata strategica più che di una resa: il suo vero obiettivo diventa adesso strappare al chief executive della grande rivale, Bob Iger, il leader della pay tv europea Sky.

La mossa è stata messa nero su bianco da Comcast e da Roberts. «Vorrei congratularmi con Bob Iger e la squadra di Disney e con la famiglia Murdoch e la Fox per aver creato un gruppo tanto desiderabile e rispettato», ha fatto sapere Roberts nell’annunciare la rinuncia a nuovi rilanci. Poi però la stoccata, affidata a un comunicato del gruppo: «Comcast non intende perseguire ulteriormente l’acquisizione di asset della 21st Century Fox e si concentrerà invece sull’offerta per Sky».

Roberts ha di recente messo separatamente sul tappeto 34 miliardi di dollari per aggiudicarsi il prestigioso marchio britannico, superando del 5% quanto offerto finora da Murdoch e del 18% la propria iniziale avance. Murdoch, che oggi controlla Sky con una quota del 39%, sta a sua volta cercando di portare a termine l’acquisizione del restante 61% della società con l’obiettivo di portare anch’essa di fatto in dote al merger con Disney.

Iger da definito Sky un “gioiello” ma Comcast potrebbe contare sul fatto che tra gli analisti di Wall Street più d’uno ritiene che la pay tv europea sarebbe un pezzo pregiato ma men che indispensabile ai nuovi progetti globali di Disney. E che Iger ha già dovuto alzare significativamente il prezzo per garantirsi gli altri asset di Fox dopo una guerra a colpi di offerte che ha fatto lievitare il costo dagli originali 52,4 miliardi in sole azioni lo scorso dicembre, passando per i 65 miliardi in contanti messi in campo da Comcast, fino ai 71,3 miliardi in cash e titoli mobilitati alla fine da Iger.

Certo è però che la nascita di un nuovo impero mediatico è ora alle porte: i soci di Fox voteranno la prossima settimana, il 27 luglio, per legittimare la fusione con Disney, una scadenza che aveva reso urgente una decisione di Comcast su eventuali rilanci. E il merger Disney-Fox ha già ottenuto, con poche condizioni a cominciare dalla dismissione di canali sportivi regionali statunitensi, il via libera preliminare delle autorità antitrust americane. Disney, a somme fatte, si impadronirà degli Studios cinematografici e televisivi della Fox, oltre che d’una quota di controllo nel servizio streaming Hulu e di tasselli televisivi internazionali in forte crescita quali Star India.

La partita su Fox - e anche su Sky - è parte di una nuova, drammatica spinta alla concentrazione globale nei settori contigui dei media, delle tlc e dell’hi-tech. Un processo che vede la nascita di giganti in grado di unire sempre più dominio nella produzione di contenuto alla gestione di piattaforme di distribuzione vecchie e nuove. Non a caso AT&T, gigante wireless e di comunicazione, è reduce dall’acquisizione per 85 miliardi di Time Warner, fucina di content di qualità, anche se l’antitrust ha annunciato che presenterà appello contro la fusione. L’intenso scontro concorrenziale vede per protagonisti sia tradizionali gruppi mediatici che colossi di sistemi di telecomunicazione e Internet e leader della rivoluzione digitale e dello streaming quali Netflix e Amazon. Proprio l’avanzata di questi ultimi ai danni di business consolidati ha fatto scattare la nuova stagione di merger.

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