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Bbva, Unicredit e Bnp in netto calo su timori esposizione in Turchia

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Bbva, Unicredit e Bnp in netto calo su timori esposizione in Turchia

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Bbva, Bnp Paribase Unicredit in netto ribasso sui mercati, risentendo del timore che i tre istituti abbiano contraccolpi per la propria esposizione in Turchia, dopo l’allarme lanciato dalla Banca centrale europea, secondo quanto riportato dal quotidiano britannico Financial Times. Va male, comunque, tutto il settore bancario europeo, con il sottoindice che arretra di oltre l'1%, segnando una delle performance peggiori. Del resto gli investitori scontano già un possibile effetto contagio.

Questa mattina il Financial Times ha riferito che la Banca centrale europea sarebbe preoccupata per l'esposizione di alcuni istituti bancari europei in Turchia, dopo la pesante svalutazione della lira turca registrata negli ultimi mesi. In effetti, sempre secondo indiscrezioni di FT, il Single Supervisory Mechanism nelle scorse settimane ha messo sotto la lente le attività dei principali istituti europei verso la Turchia. Dall’indagine risulta che i gruppi bancari più esposti sono Bbva, Bnp Paribas e Unicredit. Ad ogni modo per adesso la situazione non è considerata «critica» dalla stessa Bce, anche se, ha sottolineato il giornale, le svalutazioni dei crediti turchi denominati in lira turca potrebbero erodere parte del capitale degli istituti europei. Ft riporta anche che gli istituti spagnoli complessivamente sono esposti verso la Turchia per 83,3 miliardi di dollari, quelli francesi per 38,4 miliardi di dollari e quelli italiani di 17 miliardi di dollari. Unicredit non ha commentato le indiscrezioni del quotidiano britannico.

Turchia area a rischio geopolitico per Unicredit
La Turchia è considerata da Unicredit come un'area a rischio geopolitico, insieme alla Russia. E' quanto emerso più volte nella relazione semestrale dell'istituto guidato da Jean Pierre Mustier, nella quale è anche scritto che «la situazione di incertezza economica e politica esistente in Turchia e Russia è stata oggetto di considerazione nei processi valutativi afferenti le attività nette detenute dal gruppo in quei Paesi». Dal documento di Unicredit, disponibile da oggi, emerge che la banca a fine giugno scorso aveva finanziamenti verso controparti sovrane, ripartite per Stato controparte, pari a 165,18 milioni di euro per quanto riguarda la Turchia. Si tratta ad ogni modo dello 0,14% dei 120,7 miliardi complessivi di esposizione sovrana di UniCredit. Già in occasione della presentazione dei conti del primo semestre, i vertici di Unicredit avevano spiegato che una svalutazione del 10% della lira turca avrebbe avuto un impatto netto di 2 punti base sul coefficiente Cet1 fully loaded di UniCredit.

Il «worst case scenario»
Gli analisti di una sim milanese sottolineano che «almeno per il momento, Yapi Kredi non ha problemi operativi», che «problemi di reperimento fondi non ce ne sono» e che quindi «non ci sono ragioni, nell'immediato, per procedere con le rettifiche» sul valore di bilancio della controllata (pari a 2,5 miliardi). Gli analisti hanno comunque tentato di valutare gli impatti di un worst case scenario: «Volendo essere pessimisti assoluti - scrivono - si può prendere in considerazione l'ipotesi apocalittica di un default di Yapi Kredi». Anche in questo caso, «l'effetto sul Cet1 di Unicredit sarebbe pesante ma non drammatico, pari a -35 punti base». «Nel caso la capogruppo decidesse di azzerare il valore della partecipazione - infine - la ricaduta sarebbe di -40 punti base».

Moneta turca a picco sul dollaro
Quest'anno la moneta turca ha perso un terzo del suo valore, risentendo delle politiche economiche del presidente Recep Tayyip Erdogan, in contrasto con i paesi occidentali. In più oggi la valuta è a picco: è arrivata a cedere oltre il 13% nei confronti del dollaro. Lo stesso Erdogan ha comunque invitato alla calma i suoi cittadini, denunciando «campagne» contro il suo Paese. «Ci sono diverse campagne in corso, non prestate loro alcuna attenzione - ha dichiarato - Non dimenticate questo: se loro hanno i dollari, noi abbiamo la nostra gente, il nostro diritto, il nostro Allah». Il presidente della Turchia ha però sollecitato i propri cittadini a cambiare la loro valuta straniera per sostenere la lira turca.

Rapporti tesi con gli States
Nelle ultime settimane i rapporti tra Turchia e mondo occidentale si sono fatti sempre più tesi, soprattutto dopo che la Turchia ha deciso di acquistare sistemi di difesa missilistica dalla Russia, facendo scattare sanzioni americane, con gli Stati Uniti che hanno imposto misure senza precedenti al proprio alleato Nato. Erdogan ha annunciato ritorsioni analoghe e sabato scorso, in un discorso tenuto ad Ankara, ha detto di aver dato istruzioni per congelare tutti i beni dei ministri degli Interni e della Giustizia degli Stati Uniti in Turchia, «Se ne hanno», ha precisato. Nello stesso discorso, ha esortato gli Stati Uniti a non lasciare che le sue questioni politiche colpiscano l'economia. «Non vogliamo estendere le questioni politiche e giudiziarie alla dimensione economica che danneggia entrambe le parti», ha detto Erdogan dopo aver definito le sanzioni statunitensi «assurde». In più pende ancora la questione sul pastore americano imprigionato in Turchia.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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