Finanza & Mercati

Il Bitcoin e le analogie con la bolla Internet

  • Abbonati
  • Accedi
criptovalute

Il Bitcoin e le analogie con la bolla Internet

Il Bitcoin quanto fa paura? «È un veleno che farà la fine della bolla dei tulipani», come sostiene il magnate americano Warrent Buffett? Oppure «l’inizio di qualcosa di grande: una moneta senza un governo, qualcosa di necessario e imperativo», come sostiene Peter Thiel, co-fondatore di Paypal? Il 5 ottobre del 2009, giorno della sua prima quotazione, il Bitcoin valeva 0,00076 dollari. Oggi per comprarne uno servono poco più di 6.300 dollari ma alla fine dello scorso anno ne erano necessari quasi 19mila. L’euforia di fine 2017 è stata pagata a caro prezzo da molti investitori. I pochi temerari che hanno investito agli esordi sulla criptovalta dormono ancora sonni più che tranquilli ma la maggior parte di coloro che ha oggi in portafoglio Bitcoin si è fatto abbagliare dalla bolla del 2017 e in molti casi ha subito pesanti perdite. Dal massimo storico del 18 dicembre 2017 il Bitcoin perde quasi il 70% e continua a essere molto volatile. I minimi quest’anno sono stati toccati il 28 giugno, il 24 luglio guadagnava il 44% dai minimi e oggi mantiene un rialzo di meno di 10 punti percentuali. Nonostante questo scenario poco rassicurante l’attenzione per il Bitcoin continua ad aumentare. Ing International ha appena pubblicato uno studio che mette in luce la visione dei risparmiatori nel marzo scorso, proprio nel periodo peggiore del crollo del Bitcoin. Sono state sentite 15mila persone in Europa, Stati Uniti e Australia e il dato che ne emerge è sorprendente. Anzichè trovare disappunto e paura rispetto al mondo delle criptovalute è emersa una discreta accoglienza.

Il 9% degli intervistati in Europa ha dichiarato di possedere criptovalute anche in quantità basse e il 25%, nonostante i crolli, pensava a marzo di acquistarne in futuro. Anche la percezione del livello di pericolosità è piuttosto bassa. Solo il 46% in Europa considera le azioni meno rischiose delle valute digitali come Bitcoin. E solo tre intervistati su 10 pensa di non investire mai in criptovalute. Il Bitcoin non ha ancora tutte le caratteristiche necessarie per essere considerato a tutti gli effetti una valuta. Il denaro è qualcosa che viene usato come mezzo di scambio, che dovrebbe essere ampiamente accettato come mezzo di pagamento. L’accettazione del Bitcoin è ancora molto limitata, anche perché la stabilità dei prezzi, che è un aspetto importante negli scambi in valute tradizionali, è oggi un concetto molto lontano dal mondo delle criptovalute. Come ricorda una recente analisi di Ubs la struttura del Bitcoin e l’alta volatilità sono i limiti principali. L’offerta è fissa mentre la domanda è prevalentemente guidata da interessi speculativi e questo rende il sistema fortemente instabile. Il Bitcoin mantiene ancora il suo obiettivo di essere un nuovo strumento per diversificare nel mondo sempre più tecnologico dei sistemi di pagamento, con la caratteristica di essere completamente decorrelato dall’andamento dell’economia reale. In realtà, l’approccio altamente speculativo di questi primi anni e la mancanza di un chiaro supporto normativo o di garanzie per gli investitori stanno rallentando il raggiungimento di questo obiettivo. Intanto però, nonostante sia ancora un assett profondamente instabile, sempre più banche e operatori finanziari lo stanno offrendo ai loro clienti. Non solo. Anche la Sec, l’Authority dei mercati americana, fatica a dire altri “no” ai tanti operatori che le chiedono con sempre maggiore insistenza di autorizzare il lancio di Etf aventi come sottostante criptovalute. L’equivalente americano della Consob ha già bocciato due volte le proposte di un primo Etf. Questa volta però la commissione Usa non ha visto un voto unanime e ha posticipato la sua decisione al 30 settembre. D’altronde molte analogie con il Bitcoin si sono viste con lo scoppio della bolla Internet del 2001, dalle cui ceneri sono emerse società come Facebook, Google o Amazon, oggi colossi internazionali del web e diventati campioni di capitalizzazione tra le società quotate nel mondo.

© Riproduzione riservata