L’ossessione del presidente americano Trump è ridurre il deficit della bilancia commerciale degli Stati Uniti. L’imposizione di dazi contro i principali partner commerciali e la minaccia di alzare la posta sempre più in alto è la principale arma che l’inquilino della Casa Bianca ha scelto di utilizzare. Una strategia piuttosto rischiosa, perché una frenata del commercio globale potrebbe avere conseguenze negative per la stessa economia americana, i cui effetti rischiano di essere vanificati dal rafforzamento del dollaro. Da metà aprile ad oggi il dollar index, che misura le quotazioni del biglietto verde in rapporto alle principali controparti, si è apprezzato di quasi il 5 per cento.
Un dollaro che si rafforza del 5% in 6 mesi è esattamente ciò che non serve a un Paese (gli Usa) che vuole ridurre… https://twitter.com/i/web/status/1031930472492937221
– 24finanza(24finanza)
Un apprezzamento del genere è esattamente il contrario di quello che serve a un Paese che punta a riequilibrare il saldo nella bilancia commerciale con il resto del mondo esportando di più e importando di meno. Un apprezzamento che Trump non gradisce ma che le sue minacce hanno, ironia della sorte, contribuito a innescare dato che, in un contesto di generale avversione al rischio quale quello generato dell’eventualità di una guerra commerciale, gli investitori tendono a privilegiare le classi di investimento più solide. Come appunto la valuta della prima economia mondiale.
I flussi di capitale si dirigono verso gli Stati Uniti anche perché i tassi di interesse sono più attraenti a seguito del rialzo del costo del denaro messo in atto dalla Fed. Una politica che il presidente americano Trump è tornato a criticare apertamente: «Non sono esaltato da questo rialzo dei tassi» ha dichiarato alla Reuters sostenendo che «la banca centrale dovrebbe fare di più per sostenere l’economia».
Raramente un presidente degli Stati Uniti rilascia dichiarazioni per attaccare la Fed per rispetto al principio di indipendenza della banca centrale. Trump, che ha anche accusato Cina ed Europa di manipolare la loro valuta, fa eccezione anche su questo fronte. Le sue parole hanno avuto un impatto sui mercati provocando un deprezzamento del dollaro. L’euro, che nelle scorse settimane era sceso fino a 1,13 dollari lunedì, ha riguadagnato la soglia di 1,15. Qui il grafico di martedì del cambio euro-dollaro.
© Riproduzione riservata