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Mutui, si riducono gli spread delle banche e si blocca la correlazione con…

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Mutui, si riducono gli spread delle banche e si blocca la correlazione con il BTp

Nel 2018 lo spread (quello tra BTp e Bund) è tornato a fare le bizze. Ma non si può certo dire che abbia impattato sull’altro spread noto alla maggior parte degli italiani, quello applicato dalle banche sui mutui.

A inizio maggio - prima che sul debito pubblico italiano tornassero le tensioni legate alla formazione del nuovo governo Lega-M5s - i tassi dei BTp a 10 anni viaggiavano all’1,8% e lo spread con i rispettivi Bund quotava 120. A fine agosto - momento più critico da inizio anno per i titoli di Stato italiani - i BTp rendevano il 3,25% e lo spread toccava quota 290, come non accadeva dal 2014. Ma nello stesso arco temporale i tassi sui mutui indicavano calma piatta. Anzi, gli spread calcolati sui prestiti ipotecari non solo non sono saliti, ma hanno confermato i minimi assoluti.

Sul tasso fisso ormai le banche nelle migliori ipotesi - ovvero finanziamenti non superiori al 50% del valore dell’immobile - hanno azzerato lo spread. E questo rende gli attuali tassi fissi finali mai così convenienti(anche se gli indici Irs, che vanno aggiunti allo spread, in passato sono stati anche più bassi, lo spread ha portato oggi il tasso finale sui minimi storici). Come è possibile che le banche stiano rinunciando al margine (è questo lo spread) sui mutui? I motivi di questa scelta apparentemente paradossale sono due: 1) molti istituti considerano oggi il mutuo un prodotto ponte per attirare clienti a cui vendere successivamente prodotti più profittevoli; 2) nel futuro alcune banche immaginano di acquistare il denaro all’ingrosso a tassi addirittura più bassi rispetto a quelli attuali e di trasformare la differenza di questa operazione di “tesoreria” in un utile da agganciare indirettamente al mutuo.

Se le banche applicassero uno spread azzerato anche sui mutui variabili (che nelle migliori condizioni oggi si attesta allo 0,7%) sarebbe invece paradossale. Perché a quel punto dovendo sottrarre allo spread l’Euribor (considerato che è negativo) il tasso finale risulterebbe inferiore a 0 e a quel punto la banca si troverebbe nella situazione di dover pagare gli interessi al debitore anziché riceverli.

Finora quindi la tensione sul BTp non ha contagiato i mutui. Se questa però dovesse accentuarsi e stabilizzarsi qualche effetto potrebbe averlo. L’esperienza passata insegna infatti che occorrono circa 6-8 mesi di turbolenza sul mercato obbligazionario prima che questo impatti sui mutui. È quanto accadde nel 2011-2012: mentre lo spread BTp-Bund volava dai 170 punti di giugno ai 440 di dicembre, gli spread medi di offerta sui mutui restarono invariati. Solo nel primo trimestre del 2012, dato che lo spread obbligazionario restò in alto, le banche decisero di alzare - in media di 100 punti base - lo spread sui prestiti al dettaglio.

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