Andamento titoli
Vedi altroNel 2018 le Borse europee non stanno andando così bene. Solo il CAC 40 di Parigi sale del 3% mentre Francoforte (-4%) e Piazza Affari (-1%) sono in rosso. L’area (Eurostoxx) cede l’1%. Questo andamento laterale però media curve profondamente diverse tra i singoli settori. Da inizio anno le auto (a causa delle complicazioni su dazi e guerra commerciale) cedono il 13%, al pari delle banche i cui margini contiuano ad essere erosi dai tassi bassi (la Bce dovrebbe iniziare ad alzarle solo nel settembre 2019) e da un modello di business da “aggiornare”. Spiccano invece i titoli petroliferi (+14%) grazie al balzo record del prezzo del greggio che a 82 dollari viaggia sui massimi degli ultimi 4 anni e i tecnologici (+7%), in scia al balzo (+16%) del Nasdaq statunitense.
Il 2018 - anche se manca l’ultimo trimestre - potrebbe essere quindi archiviato come uno di quegli anni in cui i gestori sono più selettivi del solito attuando quella che in gergo viene chiamata strategia dello “stock picking”. Si attua generalmente quando i multipli delle Borse sono abbastanza elevata e quindi per “estrarre valore” gli operatori devono andare a pescare singolarmente all’interno dei panieri le società di successo.
Al momento trattasi di “stock picking” tematico; la scelta cioè delle società è agevolata dall’andamento di singoli settori che, nel bene o nel male, stanno seguendo una traiettoria netta. Come citato in alto, il settore auto sta soffrendo le incertezze legate allo scontro Usa-Cina sui dazi (che in ogni caso in un un mondo globalizzato ha automaticamente impatti anche sui grandi esportatori europei). È chiaro che fino a che non arriverà una schiarita in tal senso potrebbe proseguire l’elevata volatilità sul comparto.
I tecnologici invece stanno seguendo una nuova giovinezza in scia a quanto accade nella Silicon Valley con il Nasdaq che in questo momento è il miglior listino al mondo da inizio anno (+16%). I titoli del settore petrofilero, manco a dirlo, stanno beneficiando della grande annata del prezzo del petrolio che a gennaio quotava 65 dollari (qualità Brent) al barile e ora ne vale 82.
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