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Spread, perché i tassi Usa possono «aiutare» l’Italia

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Spread, perché i tassi Usa possono «aiutare» l’Italia

Tra spread e movimenti delle curve del debito gli investitori nelle ultime sedute non stanno trovando pace. Ogni giorno dal mercato obbligazionario globale stanno arrivando spunti e record che non possono passare inosservati, neppure tra i piccoli risparmiatori. L’ultima notizia giunge dagli Stati Uniti: ieri i tassi si sono mossi al rialzo rivedendo massimi degli ultimi sette anni. Il riferimento è al rendimento dei Treasury a 10 anni (i corrispettivi statunitensi dei BTp) che è tornato al 3,2%. Anche il titolo a 30 anni - pure molto seguito dagli addetti ai lavori - ha toccato livelli da tempo inesplorati, posizionandosi al 3,4 per cento.

GUARDA IL VIDEO / Spread, gli effetti sui mutui già in essere e su quelli da stipulare

A cosa è dovuto questo movimento? Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, si è sbilanciato sulla futura crescita degli Stati Uniti sottolineando che dovrebbe procedere in modo «considerevole». Per lo stesso motivo ha confermato che procederà con le strette sui tassi programmate e che addirittura i tassi potrebbero superare i livelli di neutralità (tra il 3 e il 3,25%) perché ciò «sarebbe coerente con l' attuale stato dell' economia Usa e il suo tasso di inflazione».

Queste parole hanno in parte preoccupato gli investitori che infatti stanno vendendo tanto le obbligazioni (per adeguare i tassi alle nuove proiezioni un po’ più restrittive di Powell) e anche le azioni (che in proiezione potrebbero risentire di più della concorrenza di bond più remunerativi). E stanno comprando dollari perché, ovviamente, uno scenario di rialzo dei tassi Usa più forte del previsto tende a favorire il biglietto verde.

Tutto secondo copione. Le parole di Powell stanno però impattando anche sul mercato obbligazionario europeo. Gli investitori stanno vendendo anche Bund tedeschi: i rendimenti del decennale infatti sono saliti dallo 0,42% allo 0,52 per cento. Questo perché gli operatori non restano indifferenti a un altro spread, quello tra Usa e Germania. Questo differenziale - per effetto delle differenti politiche monetarie delle due aree con la Fed che ha alzato i tassi al 2,25% e vuole spingersi almeno in su di altri 100 punti base e la Bce che li mantiene ancora fermi a 0 - viaggia su livelli record. Siamo a 270 punti, come non accadeva dal 1988. Ne consegue che se i tassi Usa salgono troppo, in parte condizionano anche i Bund per evitare che questo spread tra le due aree raggiunga livelli eclatanti.

SI IMPENNA LO SPREAD USA-GERMANIA
Il differenziale dei tassi a 10 anni tra i due Paesi

E siamo quindi all’Italia e allo spread BTp-Bund, molto seguito dagli operatori (anche se il più importante è lo spread BTp 10-2 anni). Questo tende a scendere in due casi:

1) quando gli investitori acquistano BTp

2) quando gli investitori vendono Bund

Dato che nelle ultime ore si sta verificando in particolare la seconda possibilità si sta registrando un restringimento dello spread con i titoli italiani che restano su livelli elevati ma relativamente stabili (soprattutto dopo che il governo ha indicato che è pronto a ridurre il deficit/Pil nel 2020 e 2021 dimostrando una piccola apertura a trattare con la Commissione europea in vista dell’approvazione della manovra entro fine novembre). Il differenziale tra Italia e Germania - che nei giorni scorsi aveva sfondato i 300 punti - ieri è sceso anche sotto quota 280. Siamo sempre tanto oltre i 120 punti di inizio maggio ma, se non altro, il clima è leggermente più sereno rispetto a una settimana fa.

twitter.com/vitolops

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