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Servizio |la giornata dei mercati

Wall Street schiaccia l’Europa, Piazza Affari chiude a -1,8% (Carige -6%)

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Le turbolenze sui mercati internazionali anche oggi hanno pesato sugli indici europei (segui qui l'andamento dei listini), con Milano che ha pagato uno dei prezzi maggiori (-1,84%). All'indomani della seduta peggiore da febbraio, Wall Street non è riuscita a ritrovare slancio, anzi è rimasta sotto la pressione delle vendite. Stesso discorso per Parigi (-1,83%), Francoforte (-1,48%), Madrid (-1,6%) e Londra (-1,9% circa). Hanno pesato il forte ribasso delle Borse asiatiche e i timori legati allo scontro commerciale Usa-Cina, ma soprattutto gli attacchi del presidente americano Donald Trump alla Fed (ieri ha detto che «è impazzita», oggi che commette un grande errore inasprendo la politica monetaria). Sul FTSE MIB hanno inciso anche le tensioni sulla manovra finanziaria, con lo spread tra BTp e Bund che era salito fino a 310 punti (305 punti in chiusura, con i rendimenti al 3,58%). All'indomani di un sell off che ha colpito prima gli indici americani (Dow Jones e S&P's aveva registrato la seduta peggiore dal febbraio scorso mentre il Nasdaq, -4%, la flessione più pesante dalla Brexit) e poi l'Asia, la Borsa americana ha cercato lo spunto per riprendere quota, ma il pessimismo ha avuto il sopravvento.

I dati su richieste iniziali di sussidi di disoccupazione e prezzi al consumo sono stati inferiori alle stime, cosa che allenta in certa misura i timori su un surriscaldamento dell'economia americana e, quindi, sulla necessità di un'accelerazione delle strette monetarie della Federal Reserve. Tuttavia, il presidente americano Donald Trump è tornato ad attaccare la Banca centrale americana definendo «un grande errore» la stretta monetaria, cosa che ha innescato nuove vendite alla Borsa americana. Ad alimentare le preoccupazioni sono stati anche l'acuirsi delle tensioni Usa-Cina e le prospettive meno rosee legate alla revisione al ribasso delle stime di crescita mondiale da parte del Fmi (con probabile ripercussioni sugli utili) in un contesto di tassi Treasury elevati.

In Europa vendite generalizzate. Rimbalza St
A Piazza Affari ha svettato Stmicroelectronics (+1,98%), in rimbalzo dopo il crollo dei tecnologici alla vigilia, mentre le banche hanno cercato di limitare i danni, riuscendoci solo in parte, dopo essere state protagoniste di ribassi molto marcati nelle precedenti sedute. Banco Bpm ha finito a -1,27%, Ubi Banca a -1,18, Intesa Sanpaolo -2,47% e Unicredit a -1,78%(non ha aiutato il fatto che Banco Santander ha avviato la copertura con un rating «buy» e obiettivo di prezzo a 16,80 euro per azione, contro gli attuali 12 circa). Fuori dal listino principale Carige (-6,12%, dopo essere arrivata a cedere il 10%) ha risentito del downgrade di Fitch Rating a «Ccc+», sulla scia di una possibilità di fallimento considerata «reale». Male i petroliferi (Saipem -3,25%, Tenaris-4,22%, Eni-2,75%), con il calo del petrolio. I future a dicembre del Wti scendono del 2,48% a 71,22 dollari, quelli del Brent del 2,52% a 81,03 dollari al barile, dopo il rialzo delle scorte americane e la revisione al ribasso delle stime della domanda mondiale da parte dell'Opec.

Male energia e ancora i titoli del lusso
Le vendite nel Vecchio Continente portano i listini sui minimi da 20 mesi con i titoli delle auto e dell'energia tra i peggiori. Da segnalare il balzo di Ingenico, società francese che progetta e sviluppa terminali e soluzioni di pagamento elettronico, che vola alla Borsa di Parigi dopo che Natixis, banca d'affari del gruppo Bpce, ha confermato l'ipotesi di una «fusione industriale» delle sue attività di pagamento con quelle del gruppo. Male anche il comparto del risparmio gestito, che soffre dopo i dati sulla raccolta e in un mercato che dà poche soddisfazioni. Sotto pressione quindi Mediolanum (-2,88%) e Azimut (-3,69%), che pure ha messo a segno in settembre una raccolta superiore alle previsioni, ma, secondo gli analisti di Equita, più legata al contributo delle attività estere, che hanno compensato un mercato domestico debole. Ancora debole il settore del lusso, già ieri penalizzato da un report di Morgan Stanley, secondo cui le quotazioni delle principali società sono alte, con multipli in media ai massimi da 23 anni, cosa che dà agli investitori opportunità per vendere. Così Moncler ha finito a -1,42%, Ferragamo a -3,38% e Ferrari a -2,23%, ormai associata al comparto lusso per via dei multipli, come aveva detto già in occasione dell'Ipo l’allora amministratore delegato Sergio Marchionne. Fuori dal Ftse Mib male anche Brunello Cucinelli (-1,16%) e Aeffe (-1,16%). Tra i titoli a minore capitalizzazione, giornata da dimenticare per Astaldi (-19,39%), sulle possibili divergenze interne tra i consiglieri sul piano di riassetto (il titolo ha ceduto anche se la società ha smentito i dissapori).

Brilla Bialetti dopo investimento Och-Ziff
Fuori dal listino principale vola Bialetti, dopo l'accordo per ora preliminare con Och-Ziff Capital Investments per un'operazione di investimento da complessivi 40 milioni di euro. Bialetti è entrata in asta di volatilità quando guadagnava l'8,8% a 0,402 euro per azione, il massimo di giornata e da fine settembre. A sostenere il titolo è il fatto che Och-Ziff ha sottoscritto un term sheet, per conto di uno o più fondi collegati, per un investimento per consentire a Bialetti di avviare un percorso per superare l'attuale situazione di tensione finanziaria e realizzare strategie e piani aziendali. Il term sheet include l'impegno ad arrivare a un accordo vincolante e la sottoscrizione da parte di Och-Ziff di distinti prestiti obbligazionari non convertibili per 35 milioni, nel contesto di un processo di ristrutturazione dell'indebitamento. E' inoltre previsto che Och-Ziff apporti al patrimonio netto della società altri 5 milioni di euro, tramite la partecipazione a un aumento di capitale e/o altre modalità tecniche che saranno individuato in seguito. Alla fine di questo intervento, Och-Ziff avrà una partecipazione nel capitale sociale di Bialetti pari al 25%.

Nel Vecchio Continente seduta da dimenticare per gli energetici
In Europa, come a Piazza Affari, il comparto energetico ha registrato la performance peggiore (l'indice Euro Stoxx 600 Energia ha ceduto più del 3%), sul drastico calo del prezzo del petrolio, appunto superiore al 2% sulla scia dell'aumento delle scorte settimanali americane. A Londra Bp ha lasciato sul campo il 2,6%, mentre ad Amsterdam Royal Dutch Shell ha perso il 3,24%. Anche il settore auto ha fatto segnare cali marcati (l'indice di settore ha ceduto l'1,5% circa), sulla scia delle rinnovate tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. A Francoforte Bmw ha perso l'1,39%, Daimler l'1,68% e Volkswagen il 2,13%. A Milano Fca ha fatto meno peggio delle controparti (-0,68%), mentre Cnh Industrial ha perso l'1,22%, limitando le perdite anche grazie alle vendite positive di veicoli commerciali negli Stati Uniti. Il comparto lusso è andato male anche in Europa: a Parigi Lvmh ha perso l'1,26%, dopo il ribasso del 7% di ieri e Kering il 2,36% (dopo il -9% della vigilia), mentre a Francoforte Hugo Boss ha ceduto l'8,53%.

Spread in area 306 punti, tassi BTp in asta al top dal 2013
In Italia gli occhi sono puntati sui conti pubblici: oggi la nota di aggiornamento al Def arriva in Parlamento, dopo la nota di ieri sera in cui Fitch ha messo in evidenza che gli obiettivi di deficit presentano «rischi consistenti». Chiude in netto rialzo, sopra la soglia psicologica dei 300 punti base, lo spread BTp/Bund, con il rendimento dei decennali italiani appena sotto la soglia del 3,6 per cento. Nel giorno in cui il Tesoro ha visto i rendimenti dei titoli a medio-lungo termine volare in asta al top degli ultimi cinque anni, il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano (Isin IT0005340929) e il Bund benchmark, ha chiuso a 305 punti base, dai 296 del finale ieri. Anche il rendimento del BTp benchmark decennale è in netto rialzo e ha terminato la giornata al 3,58% dal 3,51% di ieri. In un clima di risk-off, tornano gli acquisti sui Bund tedeschi, con i rendimenti in forte calo. In aumento invece i rendimenti del decennale italiano.

Assegnati i titoli del Tesoro in asta
Intanto, sul primario il Tesoro ha assegnato tutti i 6,5 mld di titoli in asta, con rendimenti in forte rialzo sui massimi da 5 anni. Nelle aste di oggi il Tesoro ha emesso la prima tranche del BTp a 3 anni scadenza 15/10/2021 per 3 miliardi a fronte di una richiesta pari a 4,418 miliardi. Il rendimento è schizzato di ben 131 centesimi al 2,51%, ai massimi da settembre 2013. Collocata anche la terza tranche del BTp a 7 anni scadenza 15/11/2025: a fronte di richieste per 2,843 miliardi l'importo emesso è stato pari a 1,5 miliardi. Il rendimento, in rialzo di 74 centesimi, si è attestato al 3,28%. Per trovare un valore più alto bisogna risalire all'emissione inaugurale del BTp a 7 anni nell'ottobre 2013. Collocata anche la 14ma tranche del BTp a 15 anni scadenza 01/09/2033. A fronte di una domanda pari a 1,330 miliardi l'emissione è stata di 941,7 milioni con un rendimento del 3,66%. Emessa infine al 28ma tranche del BTp a 30 anni scadenza 01/02/2037: a fronte di richieste per 1,06 miliardi l'importo emesso è stato di 558,3 milioni con rendimento del 3,79%.

Dollaro e petrolio in netto calo
L’onda lunga del ribasso si sente sul forex, con il deprezzamento del dollaro e l’apprezzamento dello yen. L'euro/dollaro così è tornato sopra 1,15. Tuttavia, sottolineano gli analisti di Mps Capital Services, «la volatilità sul forex è rimasta piuttosto contenuta relativamente ai fortissimi movimenti che hanno interessato gli asset rischiosi». Impatto negativo anche sul petrolio, che in questo 2018 ha mediamente mostrato una buona correlazione con l’equity Usa. In netto calo sia il Brent che il Wti, che risentono anche del marcato aumento delle scorte Usa. Nella settimana conclusa il 6 ottobre scorso, le scorte di petrolio negli Stati Uniti hanno registrato un rialzo per la terza settimana di fila e superiore alle stime. Il dato è salito di 5,987 milioni di barili a 409,951 milioni di unità dopo il +7,975 milioni della settimana precedente, mentre gli analisti attendevano un rialzo di 1,5 milioni di barili.

In Usa dato lavoro e consumi sotto le previsioni
Nei sette giorni conclusi il 6 ottobre scorso il numero di lavoratori che per la prima volta hanno fatto richiesta per ricevere sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti è cresciuto più delle stime degli analisti. Secondo quanto riportato dal dipartimento del Lavoro, le richieste sono aumentate di 7.000 unità a 214mila unità. Gli analisti attendevano un dato a quota 208.000 unità. All'inizio del mese scorso il dato aveva raggiunto i minimi del 1969 per poi tornare a salire leggermente per via dell'uragano Florence che a fine settembre mise in ginocchio North e South Carolina. Per quanto riguarda i prezzi al consumo, a settembre sono cresciuti meno delle stime. Secondo quanto reso noto dal dipartimento del Lavoro americano, l'indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,1% su base mensile dopo il +0,2% di agosto. Le previsioni erano per un +0,2%. Il dato "core", ovvero quello depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, è cresciuto a sua volta dello 0,1% contro previsioni per un +0,2%. Su base annuale il dato generale è cresciuto del 2,3% rispetto al settembre 2017, minimo di febbraio, contro attese per un +2,4%.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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