I capitali esteri tornano a fuggire. Ad agosto, segnala Bankitalia nel suo ultimo rapporto sulla bilancia dei pagamenti, gli investitori esteri hanno «venduto titoli di portafoglio italiani per 17,8 miliardi (di cui 17,4 titoli pubblici)». Una brusca frenata che segnala una forte disaffezione da parte dei grandi fondi esteri per il nostro debito pubblico legata alle incertezze sulla situazione politica già chiaramente manifestata tra maggio e giugno quando, in occasione della vorte volatilità sullo spread che si è vista con l’insediamento dell’esecutivo giallo-verde, i fondi esteri hanno ridotto le loro posizioni sul debito pubblico italiano per ben 58 miliardi.
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Dopo il sell-off di maggio e giugno a luglio i fondi esteri sono tornati a comprare BTp aumentando la loro esposizione per 8,7 miliardi. Ma è stato un riposizionamento tattico come dimostrano le forti vendite di agosto e c’è da immaginare che il trend sia proseguito nei mesi successivi a giudicare dall’andamento dello spread Bund-BTp.
La netta riduzione dei titoli di Stato nel portafoglio degli investitori esteri è un segnale allarmante per un Paese ad alto debito pubblico come l’Italia che ogni anno deve rifinanziare qualcosa come 400 miliardi di euro di titoli sui mercati. Sebbene la quota di titoli italiani nel portafoglio degli investitori esteri si sia nettamente ridotta in questi anni, per via soprattutto del piano di Quantitative easing della Bce, i fondi stranieri hanno ancora in mano una fetta importante del nostro debito.
Tenendo conto solo dei titoli di Stato parliamo di circa 650 miliardi di euro. Il 27,9% del nostro debito pubblico. Questa percentuale è nettamente calata con l’insediamento del nuovo esecutivo. Ad aprile - segnala Bankitalia - c’erano 722,2 miliardi di titoli di Stato in mano agli investitori esteri. Il 31,2% del totale. Chi ha assorbito i BTp scaricati dai fondi esteri? Principalmente banche e assicurazioni domestiche la cui esposizione in BTp è salita da aprile in poi di 73,6 miliardi di euro. Ma le istituzioni finanziarie nazionali non potranno continuare a compensare il calo degli acquisti dall’estero ancora per molto.
L'esposizione ai bond sovrani contribuisce ad aumentare il profilo di rischio delle banche. Ogni trimestre gli istituti devono riportare al valore di mercato il prezzo dei Btp in portafoglio e un loro deprezzamento comporta un’erosione del patrimonio. In che misura? Equita Sim ha calcolato che un rialzo di 100 punti equivale a una riduzione di 38 punti del coefficiente patrimoniale CET1. Secondo Credit Suisse se lo spread dovesse superare la soglia critica dei 400 punti molti istituti piccoli e medi dovrebbero fare aumenti di capitale. Operazioni ad alto rischio considerando che il settore è reduce da una lunga crisi.
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