Moody’s ha declassato il rating dell’Italia a Baa3 da Baa2, cambiando l’outlook in stabile. Fra le ragioni del downgrade, l’agenzia cita la prospettiva di un deficit più alto delle attese e gli impatti negativi dello stallo di riforme strutturali e fiscali («Manca un piano coerente per la crescita»). La prospettiva non è scivolata a un livello negativo perché la Penisola conserva «punti di forza» nel credito che bilanciano le sue fragilità a livello fiscale.
Nel suo giudizio, l’istituto ha considerato anche un «aumento» delle probabilità che l’Italia esca dall’euro, in risposta all’escalation di tensioni con i partner comunitari. Altro elemento di preoccupazione resta la crescita del debito, liquidando come «ottimiste» le stime governative. «Tutto come previsto»: così Palazzo Chigi ha commentato a caldo il taglio del rating.
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Il giudizio dell’agenzia era già stato pronosticato da alcuni operatori. Thomas Strobel, Economista, di UniCredit Bank a Monaco
e Philip Gisdakis, Co-Head of Strategy Research, sempre di UniCredit Bank a Monaco, avevano scritto in una nota di aspettarsi
che «Moody's tagli il rating dell'Italia di un gradino e assegni un outlook stabile mentre S&P probabilmente cambierà il suo
outlook sul rating da stabile a negativo (sebbene vi sia la possiblità di un taglio di un gradino con outlook stabile)».
Fitch: possibile effetto-domino sulle banche
Proprio oggi Fitch, un’altra agenzia di rating, ha sottolineato in una nota come un suo ulteriore downgrade (da attendersi
nel 2019) rischi di innescare un effetto-domino sul comparto bancario. L’abbassamento di un gradino può avere conseguenze
sugli istituti come Bnl (BBB+), Credito Emiliano, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e UniCredit (tutte BBB) e Unipol Banca (BB+).
Ma i problemi più gravi potrebbero colpire gli istituti più esposti ai Btp, a partire da Popolare Sondrio (rapporto del 360% fra titoli in portafoglio e capitale Cet1), Mps (250%) e Banco Desio (240%). I nostri istituti di credito, sempre secondo Fitch, rischiano soprattutto l'erosione di capitale dovuta al crollo dei prezzi dei titoli di Stato, un rialzo nei costi della raccolta e il quadro di instabilità macroeconomica che si annuncia sul medio periodo.
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Venerdì arriva il giudizio di S&P
Incassato il downgrade di Moody’s, l’Italia attende il giudizio di un’altra delle «big» del rating: Standard & Poor's. La
comunicazione, attesa per venerdì, dovrebbe riservare un rating stabile ma un outlook in peggioramento. Anche in questo caso
rischiano di incidere le scarse prospettive di crescita e l’innalzamento del livello di debito.
NDR: In una prima versione della tabella era stato erronamente attribuito all’Italia un rating Fitch di BB+. Il rating corretto, come riportato, è invece BBB.
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