È morto Gilberto Benetton. L’imprenditore, 77 anni, è sempre stato l'anima finanziaria della famiglia trevigiana. Se Carlo e Giuliana erano i tecnici
e Luciano il creativo, è stato lui quello che con il supporto del manager più fidato, Gianni Mion, ha creato l'impero da 10
miliardi che ha dato lustro internazionale alla dinastia. Sulla scorta di un piano di diversificazione iniziato a fine anni'80
con l'acquisto della Sme, da cui è nata Autogrill, e poi autostrade, aeroporti, immobili e partecipazioni finanziarie.
«Sono nato con il portafoglio in mano», diceva di sé quasi a giustificare la sua vocazione per la gestione dei conti. Passione
che si sposava con una propensione al lavoro quasi maniacale. Non ha mai mancato un appuntamento in ufficio e ha sempre lamentato
di non poter lavorare più il sabato e la domenica: «Le nuove generazioni al limite chiedono di essere impegnate un giorno
in meno piuttosto che uno in più», diceva. Incarnando così di fatto lo sterotipo del classico imprenditore del Nord Est, con
i quali in realtà si è sempre mischiato relativamente. I salotti, che pure doveva frequentare, non li ha mai amati piuttosto
ha sposato fin da subito la filosofia casa-lavoro.
Amante del golf e come unico lusso una barca da 50 metri, sposato con la signora Lalla e con due figlie, Sabrina e Barbara,
Gilberto negli ultimi mesi appariva assai provato dagli eventi che nel pieno dell'estate hanno travolto la famiglia. Prima
la morte dell'amatissimo fratello Carlo e poi la tragedia del Ponte Morandi. Due colpi inaspettati e giunti quando l'imprenditore
pensava di aver toccato l'apice della propria ascesa, complice la maxi operazione Atlantia-Abertis e che hanno messo a dura
prova un fisico già provato dalla malattia.
Secondogenito di quattro fratelli è rimasto orfano assai giovane al punto che si è trovato a dover abbandonare gli studi presto,
ad appena 14 anni. Ed è stato, peraltro, in famiglia quello che ha compiuto il percorso più lungo a scuola. La ricetta del
successo, ha sempre ripetuto, è stata quella di saper dedicare la vita al lavoro e di costruire una perfetta suddivisione
dei ruoli con gli altri fratelli. Ma soprattutto decisiva è stata la fiducia incondizionata che li ha sempre legati. Pochi
i dissidi interni, uno su tutti l'investimento poco felice in Telecom che lui stesso definì «l’investimento peggiore».
Appassionato di sport ha “regalato” alla città di Treviso il centro sportivo La Ghirada e tanti anni di impegno nel basket, nel rugby e nella pallavolo. Convinto che la crescita delle nuove generazioni passasse anche dai campi di allenamento.
L’INTERVISTA del 2009: Gilberto Benetton, un uomo tutto casa e bottega
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