Dopo aver declassato il rating dell’Italia, venerdì scorso, Moody’s passa ora alle banche, alle istituzioni finanziarie come la Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia e Banca del Mezzogiorno e a dieci aziende tra le quali Eni, Poste, Terna, Snam e Italgas. Come di consueto dopo un’azione sulla valutazione di affidabilità creditizia di uno Stato, anche questa volta è arrivato infatti l’adeguamento per le principali istituzioni finanziarie del Paese e per le aziende in vario modo legate allo Stato. Un’azione praticamente scontata insomma: in alcuni casi c’è stato un declassamento vero e proprio, in altri un cambio dell’outlook, mentre in altri casi il giudizio è stato confermato.
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Le banche. Moody’s ha tagliato il rating a lungo termine sui depositi e di controparte (CRR) a otto banche, ha abbassato il voto di lungo temine sul debito senior di tre banche e il giudizio di lungo termine di controparte (CRA) a sette banche. Oltre a questo, ha rivisto l’outlook (cioè le prospettive future) di UniCredit e di Fca Bank. La mossa è legata al declassamento dell'Italia, per un principio secondo cui il rating delle banche è in vari modi legato a quello dello Stato in cui si trovano: se peggiora l’affidabilità dello Stato, peggiora di conseguenza anche quella delle banche nazionali.
Per quanto riguarda il rating sui depositi e il rating di controparte (CRR) , secondo la metodologia di Moody’s sono entrambi vincolati due “gradini” sopra il giudizio sullo Stato. Per questo Moody’s ha declassato il voto sui depositi a lungo termine di Intesa Sanpaolo, Banca Imi, Mediobanca e Fca Bank a “Baa1” con outlook stabile (due gradini sopra l’Italia appunto), ha poi declassato sempre a “Baa1” ma con outlook negativo Cariparma e Raiffeisen (quest’ultima ha il rating in revisione). Moody’s ha poi declassato il rating sui depositi a “Baa3” (con outlook stabile) di Credem. Il rating di controparte (CRR) è stato invece abbassato per Bnl, Intesa, Banca Imi, Mediobanca, Fca Bank e Raiffeisen da “A3” a “Baa1”.
Come accennato, Moody’s ha poi adeguato al ribasso l’outlook di UniCredit e Fca Bank. L’istituto di Piazza Gae Aulenti ha registrato il passaggio delle prospettive future da «positive» a «stabili», pur con la conferma del rating sui depositi a lungo termine a “Baa1”. Anche per Fca Bank l’outlook è sceso a «stabile», con il rating fermo a “Baa3”.
Infine Moody’s ha declassato il rating della Cassa Depositi e Prestiti e di Invitalia. «Il declassamento dell’Italia - scrive l’agenzia nel comunicato - indica una minore capacità del Governo di sostenere Cdp e Invitalia». Morale: entrambe le istituzioni sono state retrocesse da «Baa2» a «Baa3», allineando il loro voto proprio a quello della Repubblica italiana. Idem per Banca del Mezzogiorno, scesa da Baa3 a Ba1.
Che implicazione ha questa mossa? Come nel caso dello Stato, il fatto che Moody’s abbia mantenuto l’Italia e le banche in territorio «investment grade» (dunque nella “serie A” dei rating), senza spingersi a portare il Paese in ”Serie B” , cioè a livello spazzatura, è relativamente una buona notizia. Le banche usano infatti i titoli di Stato, ma anche alcune tipologie di bond emessi dalle banche stesse come i «covered bond», per reperire finanziamenti presso la Bce. La Banca centrale quando eroga finanziamenti agli istituti creditizi chiede infatti dei titoli come garanzia (in gergo, collateral). Più basso è il rating di questi titoli, meno la loro garanzia ha valore: quando i titoli dati in garanzia vengono declassati, dunque, valgono meno come garanzie. Ma il fatto che l’Italia sia ancora lontana dal settore «speculativo» (anche grazie alle altre agenzie di rating) ha evitato alle banche un’eccessiva perdita di valore delle loro garanzie. In mezzo a una notizia negativa, ce n’è anche una buona dunque.
Le aziende. Moody’s ha poi declassato Eni (da A3 a Baa1) e Poste (da Baa2 a Baa3). Entrambe con outlook stabile. Ha poi confermato il rating di Esselunga (Baa2) alzando il rating da negativo a stabile. E ha confermato a Ba1 il rating di Leonardo, cambiando l’outlook da positivo a stabile. Il rating della Rai è stato confermato (Baa3), portando il rating a «stabile» e ha confermato IGD a Baa3. Declassate poi le utilities come Hera (a Baa2), Italgas (a Baa2), Snam (a Baa2) e Terna (a Baa2). Declassato infine in serata anche il gruppo Unipol, da Baa2 a Baa3.
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