Sergio Ermotti, ceo della maggior banca elvetica, la Ubs, vede come probabili nuove fusioni per le piccole e medie banche italiane. «Non entro nel merito della situazione delle grandi
banche italiane. Per quel che riguarda e le medie e piccole banche italiane, è come nel resto d'Europa. C’è effettivamente
una necessità di consolidamento, altre fusioni potrebbe essere possibili», spiega il top manager ticinese a Il Sole 24 Ore.
Ermotti non si esprime peraltro su Carige, perché la norma è non pronunciarsi su casi specifici, a maggior ragione se si tratta di clienti (Ubs è advisor della banca
genovese). Ma nel settore il capitolo fusioni è ancora attuale, conferma il ceo di Ubs.
Ermotti più in generale getta acqua sul fuoco in tema di tensioni attorno all'Italia. Lo scontro in atto tra il Governo italiano e la UE, gli scossoni di Borsa e l'ascesa dello spread per i bond italiani per ora non mutano il quadro di fondo, per il top manager
ticinese. «Non cambiamo la nostra visione sull'Italia. Ai livelli attuali, i bond italiani a due anni possono essere a corto
termine addirittura un'opportunità. Sul lungo termine tutto dipende dall'evoluzione nell'ambito della UE. Ci sono le elezioni
in primavera, potrebbe essere un cambiamento di paradigma, bisognerà vedere se ci sarà e nel caso quali saranno le conseguenze
positive e negative per l'Italia e altri paesi», dice Ermotti.
Intanto, nel terzo trimestre di quest'anno Ubs ha registrato un utile netto di 1,24 miliardi di franchi (1,09 miliardi di euro), una cifra che è in rialzo del 32% rispetto ad un anno prima e che è superiore alle attese prevalenti tra gli analisti. Il mercato ha accolto bene il risultato e a Zurigo il titolo Ubs nella giornata dell'annuncio è salito dell'1,09%, in una seduta che stata invece negativa per l'indice elvetico Smi. Il giorno del risultato trimestrale è stato anche quello dell'Investor Day di Ubs, che si è tenuto a Londra, una scadenza che il gruppo bancario elvetico non organizzava da quattro anni. Ubs mette al centro lo sviluppo del business principale, la gestione di patrimoni, ora in particolare in Asia e negli Usa. Per i mezzi propri, il gruppo punta ad un Cet1 ancora attorno al 13% nel 2019-2021. Ulteriori passi saranno fatti nella riduzione dei costi.
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