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Ecco come l’educazione finanziaria previene rischi per il nostro denaro

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«manuale del risparmio»

Ecco come l’educazione finanziaria previene rischi per il nostro denaro

L’educazione finanziaria? Più che una noiosa petizione di principio - da invocare alla periodica crisi finanziaria o crack societario - è uno strumento di prevenzione della dispersione del proprio denaro, a causa di scarsa competenza o per la rapacità di soggetti esterni. Un esempio concreto? Lo fornisce la storia, quella splendida del Rinascimento italiano. In cui un personaggio spicca tra tutti. Luca Pacioli è stato un frate francescano vissuto tra la fine del '400 e l'inizio del '500. Era l'epoca di maggior splendore delle corti italiane, quando le banche delle principali città (avete presente la serie tv I Medici?) finanziavano le attività dei regni e delle corti europee, così come lo sviluppo commerciale di quello che stava per diventare il Vecchio Continente (finanziando la scoperta del Nuovo). Con le ricadute in termini di splendore rappresentato dal patrimonio artistico e culturale italiano.

Tra Rinascimento e asimmetrie
Quella ricchezza crescente creava però anche disuguaglianze e Pacioli, che in quelle corti lavorava (è noto per essere il fondatore della ragioneria), capì presto che queste erano socialmente pericolose. Per tale motivo studiò una formula semplice da utilizzare per calcolare gli interessi, e in particolare quelli composti, ed evitare errori e truffe. La regola dice che un capitale raddoppia in un numero di anni pari a 72 diviso il tasso di interesse. Questo semplice calcolo (tanto più efficiente quanto il tasso di interesse è vicino all'8%) contribuì a riequilibrare ciò che mezzo millennio dopo vennero definite le “asimmetrie informative” dei mercati.

Il mese dell’educazione finanziaria
Sarebbe bello che una regola semplice come questa potesse accompagnare i risparmiatori di oggi nelle navigazioni talvolta pericolose nei mari della finanza. E sarebbe bello che il mese dell'educazione finanziaria che volge al termine, lasciasse agli italiani qualcosa di simile.

Per esempio i cinque consigli suggeriti dal Comitato per l'Educazione finanziaria, guidato da Annamaria Lusardi: 1) abbi cura dei tuoi soldi 2) informati bene 3) confronta più prodotti 4) non firmare se non hai compreso 5) più guadagni più rischi. Qualcuno forse sorriderà scambiando la semplicità di tali indicazioni per semplicismo. Ma sarebbe un grosso errore: basti pensare al quotidiano nostro e delle persone che conosciamo per realizzare quanto sia difficile mettere in pratica soprattutto il punto 3 e 4. Chi investe in un fondo comune dopo averne confrontati diversi? Chi legge davvero i prospetti informativi?

“La regola di Luca Pacioli dice che un capitale raddoppia in un numero di anni pari a 72 diviso il tasso di interesse”

 

L’analogia con la medicina è spesso usata in questo caso: non dobbiamo diventare medici per imparare ad evitare le malattie, ma occorre applicare un corretto stile di vita - movimento, corretta alimentazione, evitare i farmaci inutili, per stare bene. Allo stesso modo non è necessario conoscere i segreti della finanza per amministrare il denaro in modo corretto e in linea con le nostre esigenze.

Come si prende una decisione
Eppure la realtà è ben lontata: una indagine Consob, pubblicata di recente, registra come solo il 22% dei risparmiatori si affida ai consigli di un consulente professionista per investire, il 28% adotta il fai-da-te mentre la metà del campione si avvale di quello che i ricercatori hanno chiamato informal advice: il consiglio di amici e parenti, soprattutto l’opinione di persone che si reputano esperte, tendenza particolarmente evidente al Sud.

Da sottolineare come tra chi si rivolge a un consulente finanziario solo uno su dieci interpella un altro esperto per un “secondo parere”, in vista della decisione finale. Segno di una competenza davvero bassa nel fare confronti prima di decidere. Dati che confermano le recenti indagini internazionali che vedono l’Italia al 63esimo posto nella classifica mondiale per financial literacy, con solo il 37% dei nostri connazionali in grado di rispondere alle domande chiave su inflazione, diversificazione e rendimenti.

Dal Comitato al Manuale
Per tutto ciò occorre innalzare il livello di preparazione dei risparmiatori italiani e per questo è nato il Comitato per l’Educazione finanziaria, che ha il compito di coordinare le molte iniziative che si realizzano nel nostro Paese, allo scopo di migliorare conoscenza, competenza e abilità nella gestione del denaro. Tra le varie iniziative cui il Comitato ha dato vita, c’è il mese dell’educazione finanziaria, nel mese di ottobre, che si chiuderà con la Giornata mondiale del risparmio, come sempre il 31 ottobre.

Oggi, invece, il Sole 24 Ore pubblica (al prezzo di 0,50 euro oltre al prezzo del quotidiano), un libro di 96 pagine, il «Manuale del risparmio» che fornisce in modo chiaro ed essenziale i consigli sulla base delle esigenze di vita dei risparmiatori: dalla paghetta per i ragazzi fino al risparmio per la pensione. Un lavoro realizzato in collaborazione con lo stesso Comitato per l’Educazione Finanziaria con un obiettivo preciso: aiutare i lettori/risparmiatori a non fermarsi all’informazione ma a costruire una maggiore consapevolezza su come “funziona” il nostro denaro e indurre così scelte più sicure. Perchè l'essenzialità di questi consigli può davvero aiutarci a passare dal sapere al saper fare.

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