Gli italiani vogliono risparmiare ma lo fanno perché si sentono insicuri. Lasciano spesso la loro ricchezza sul conto corrente o la investono nel mattone. La fotografia scattata dall’indagine Ipsos-Acri sul risparmio degli italiani deve far riflettere tutta l’industria del risparmio su quanta strada sia ancora necessaria per colmare quel gap informativo, di educazione finanziaria ma anche di fiducia che oggi ha come sottostante un asset che “vale” più di 4mila miliardi di euro.
Il desiderio di risparmiare, secondo l’indagine, è molto forte e riguarda l’86% degli italiani. Il risparmio lordo delle famiglie è aumentato del 18% rispetto al 2017. Ma dietro a questo dato positivo ce n’è un altro importante: il 38% degli italiani non si sente tranquillo se non mette da parte dei risparmi.
Risparmiare vuol dire oggi ricerca di tranquillità, tutela, pensiero sul futuro e anche sacrificio. Risparmiare è un atteggiamento di vita. Ma, seppur in miglioramento, è ancora una minoranza quella che considera il risparmio in logica di investimento. Che sa valutare in modo adeguato il proprio grado di rischio e cerca prodotti finanziari per gestire il proprio patrimonio. Il 33% investe mentre il 62% tiene i risparmi sul conto corrente.
Non solo. L’investimento ideale non esiste più. Gli italiani si dividono in 3 gruppi sostanzialmente omogenei: il 30% ritiene che l’investimento ideale proprio non ci sia, il 32% lo indica negli immobili e il 31% considera sicuri gli investimenti finanziari.
Di questa gestione dei risparmi gli italiani si sentono oggi piuttosto soddisfatti (13% molto soddisfatti e 54% abbastanza soddisfatti).
Accanto al conto corrente, l’altro asset più ricercato continua ad essere il mattone. In particolare la dinamica degli investimenti immobiliari segna una crescita per il quarto anno di fila; la percentuale è ancora alta, siamo al 32%, anche se molto lontana rispetto a 12 anni fa, quando il 70% degli italiani vedeva nel mattone l’investimento ideale.
I risparmiatori del nostro Paese sono molto attenti al grado di rischiosità dei propri investimenti e prediligono la cautela. Il dato è in crescita rispetto all’anno scorso (dal 39% del 2017 al 43% di oggi) . Inoltre sono preoccupati del sistema di tutele a difesa del proprio patrimonio: il 64% ritiene poco efficaci regole, leggi e controlli.
Infine, come ha ricordato nella giornata del Risparmio il presidente Acri, Giuseppe Guzzetti, gli italiani hanno oggi un timore in più: che i loro risparmi possano venire sacrificati sull’altare del debito pubblico.
C’è però un dato interessante da cui l’industria del risparmio potrebbe partire per recuperare quel pesante gap di fiducia che c’è ancora con i risparmiatori. A poco sono servite fino ad oggi politiche spinte di marketing per proporre portafogli sempre più ricchi di prodotti finanziari. I dati di Ipsos-Acri dimostrano che c’è negli italiani un atteggiamento piuttosto conservativo e poco incline ad accettare novità e rischi finanziari. Occorre piuttosto arrivare preparati alla sete di risposte che i risparmiatori del nostro Paese hanno sulla gestione del loro futuro. Un italiano su tre lega infatti il risparmio all’idea di futuro. Inoltre il numero di chi è fiducioso sul miglioramento della propria situazione personale è nettamente superiore a quello degli sfiduciati. Un terreno fertile da cui l’industria del risparmio deve partire. Sull’idea di futuro si giocherà il dialogo e la fiducia con i risparmiatori italiani. Serviranno risposte puntuali a tutte le generazioni, alle vecchie ma anche e soprattutto alle nuove. Risposte alle esigenze di pianificazione e adeguata consulenza per permettere di dare ai risparmiatori gli strumenti per una corretta valutazione della propria capacità di risparmio. Questa sarà la nuova sfida per gli intermediari finanziari. Chi sarà capace di coglierla, a costi ragionevoli, sarà il vincitore
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