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I BTp nella trappola della volatilità: ecco perché lo spread non…

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L'Analisi |titoli di stato

I BTp nella trappola della volatilità: ecco perché lo spread non scende

La volatilità è come la corda di un’altalena. Più lunga è maggiori sono le oscillazioni a fronte di una spinta di pari forza. Se parliamo dei titoli di Stato italiani siamo in presenza di una corda molto lunga. O meglio più lunga di quanto è stata mediamente negli ultimi anni. Ciò significa che rendimenti e spread sono suscettibili a maggiori oscillazioni, in un verso o nell’altro, a seconda del flusso di notizie. In quale misura? «Dai nostri calcoli - spiega Steven Major, capo analista di Hsbc per il reddito fisso - stimiamo una variazione potenziale fino a 120 punti base dei tassi BTp a 10 anni, sia al rialzo sia al ribasso, al verificarsi di due deviazioni standard» (cioè quando i tassi escono dalla loro banda di oscillazione media).

Lo spread in altre parole è suscettibile a forti e violenti scostamenti. Ciò significa che una buona notizia può innescare un calo molto forte di rendimenti e spread ma allo stesso tempo una cattiva notizia può provocare un’oscillazione in direzione opposta. È un bene o un male?

«È un male perchè rappresenta un fattore di rischio per chi investe e in quanto tale deve essere adeguatamente prezzato. Finché c’è volatilità è difficile che lo spread scenda»

Anche se i picchi toccati a maggio e giugno sono lontani la volatilità dei BTp continua ad essere alta. Perchè?

«Il primo motivo è la contesa con l’Unione europea sul tema della legge di bilancio. Al mercato non piace tutta questa incertezza sugli esiti della trattativa. Per questo c’è tensione sullo spread»

Il governo italiano scommette che, con le nuove elezioni europee, il quadro politico cambierà e ci sarà maggior spazio per un confronto. Cosa ne pensa?

«Io non so quale sarà il quadro politico che emergerà dalle prossime elezioni europee. So soltanto che manca ancora molto all'appuntamento del voto fissato a maggio 2019. In questo contesto il paradosso è che la cosa migliore che possa accadere è uno stallo nelle trattative tra Roma e Bruxelles. Che non succeda niente. Solo così è ipotizzabile che la volatilità scenda e che le quotazioni dei BTp si attestino su livelli più ragionevoli».

Anche se la volatilità dovesse calare il premio di rischio per detenere titoli di Stato italiani sarebbe elevato. Quanto pesa sullo spread il rischio Italexit?

«Credo che il grosso del rialzo dello spread sia derivante dal premio di rischio correlato alla volatilità e alle aspettative negative sul rating sovrano. Ci sono certamente timori riguardanti una possibile ridenominazione del debito ma credo che siamo ancora molto lontani dal veder materializzato il peggior scenario possibile».

Lo Stato italiano può reggere questi tassi di interesse? Ci sono implicazioni sulla sostenibilità del debito?

«Lo stock del debito pubblico è molto elevato e questo spiega in buona parte perché i tassi di interesse restino alti. Se tuttavia si guarda al flusso di nuovi debiti da rifinanziare, circa 230 miliardi di euro escludendo i titoli a breve scadenza 2019, è gestibile. Oltretutto non bisogna dimenticare che il debito di famiglie e imprese resta relativamente basso».

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