Andamento titoli
Vedi altroPiazza Affari (+1,41% il FTSE MIB) e i BTp (tasso del decennale in calo di 14 punti base al 3,48%) hanno ieri ritrovato slancio, paradossalmente, proprio nel giorno della bocciatura della manovra di bilancio da parte della Commissione europea. Bocciatura che difatti apre la strada alla procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. Non si può però dire che i mercati abbiano festeggiato la decisione di Bruxelles. Il rimbalzo di ieri - peraltro inserito in una reazione globale dell’azionario che ha visto il recupero anche di Wall Street e degli altri listini europei - conferma piuttosto che gli investitori davano per scontata la decisione europea, avendola già prezzata nei ribassi delle sedute precedenti. Non va dimenticato, infatti,c he da inizio anno il Ftse Mib cede il 14,2% (un po’ peggio del -12,5% di Francoforte) e che da maggio ha accumulato un ribasso del 23 per cento.
La violenta correzione - che in parte prosegue oggi e si fa ancora più consistente se ci si focalizza sul settore bancario, che da maggio arretra del 34% - ha ridotto le capitalizzazioni delle società (rendendo più agevoli eventuali progetti di scalata) e schiacciato i multipli del listino milanese. In questo momento le quotazioni valgono 10,3 volte gli utili attesi per il 2019. Un livello decisamente più basso rispetto alla valutazione storica di Piazza Affari (12-13 volte gli utili) e a sconto del 20% rispetto alla media delle quotazioni degli altri indici azionari europei, che sulla base degli ultimi prezzi valgono 12,2 i profitti attesi per il prossimo anno.
A conti fatti Piazza Affari è una delle Borse più a sconto anche a livello globale. Perché vola più basso della Borsa cinese (rapporto prezzo/utili a 12,2) e di quella brasiliana (11,1). Anche osservando l’altro parametro tanto caro ai gestori nel momento in cui scandagliano un indice azionario, ovvero il dividend yield (il rendimento medio da dividendi espresso dalle azioni quotate), Milano ne esce come tra le più attraenti. I prezzi attuali rispecchiano un dividend yield medio del 4,2%, il doppio di quello espresso dall’S&P 500 di Wall Street (2,1%) e secondo solo a quello della Borsa di Londra (4,3%).
Rapporto prezzo/utili | ||
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2018 | 2019 | |
ITALIA | 11,2 | 10,3 |
Europa | 13,4 | 12,2 |
Germania | 12,7 | 11,5 |
Francia | 13,7 | 12,5 |
Spagna | 11,9 | 11,1 |
Regno Unito | 12,4 | 11,6 |
Stati Uniti | 15,9 | 14,6 |
Giappone | 13,3 | 12,6 |
Cina | 14,3 | 12,2 |
Brasile | 13,3 | 11,1 |
Fonte: Intermonte sim |
Il rapporto prezzo/utili attesi e il dividend yield ci dicono quindi che la Borsa milanese è planata sui minimi di periodo. È il caso di vedere il bicchiere mezzo pieno (a questo punto non potrà che salire?) oppure mezzo vuoto (se le quotazioni sono così basse è perché gli investitori temono che il peggio debba arrivare)?
«Il mercato italiano sta scontando in questo momento un rischio doppio - spiega Alberto Villa, head of research di Intermonte sim -. Al pari degli altri listini sta scontando il rischio di un rallentamento dell’economia globale e degli utili societari nei prossimi anni. Ma in più sta scontando un marcato rischio di rallentamento anche dell’economia domestica. In questo momento il mercato sta scommettendo su una crescita del Pil dell’Italia per il 2019 tra lo 0,5% e lo 0,8%, circa la metà rispetto alle proiezioni del governo che indicano un aumento del Pil dell’1,5%. Quindi se compro oggi - prosegue Villa - e penso che le stime del governo siano corrette sto entrando su valutazioni obiettivamente basse perché a quel punto il mercato andrà a recuperare lo sconto rispetto all’Europa. In caso contrario il mercato, prezzando già oggi uno scenario di bassa crescita, avrà avuto ragione».
I bassi multipli di Piazza Affari sono l’altra faccia dello spread. A maggio lo spread BTp-Bund viaggiava a 120 punti. Ieri ha chiuso a 311 dopo aver sfiorato alla vigilia i 330 punti. Questi (circa) 200 punti base in più pagati dall’Italia sul mercato dei governativi corrispondono al -20% delle valutazioni di Milano rispetto al resto dell’Europa. E questo è al momento il prezzo - riflesso sulle quotazioni finanziarie - dello scontro politico in atto tra il governo e Bruxelles. Questi numeri indicano che gli investitori non credono al momento alle previsioni sulla crescita del governo. Ma dato che ai mercati interessano cinicamente i numeri è vero anche che saranno i primi a ricredersi nel caso i dati reali che seguiranno nei prossimi mesi daranno ragione alle politiche dell’esecutivo. È una questione di fiducia. E ad oggi l’esecutivo e la sua manovra di bilancio non godono del consenso degli investitori. I prezzi di Borsa e BTp ne sono la logica conseguenza.
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