«Nessuno al ministero del Tesoro passa le notti in bianco a causa di Deutsche bank, me compreso». Così Olaf Scholz, il ministro tra quelli di maggior peso del partito social-democratico Spd nel governo di Berlino, ha risposto ieri alla Reuters che lo interpellava sull’ipotesi di fusione DB-Commerzbank. Evidentemente Scholz ha il sonno pesante: DB ha toccato nei giorni scorsi in Borsa il minimo storico a quota 7,24 euro, ieri è rimbalzata a 7,84 (+0,6%) ma ancora sotto la soglia degli 8 e segnando un calo in un anno del 54%.
I Cds di DB hanno chiuso ieri a 190 punti base, in miglioramento dai 220 dei giorni scorsi ma lontani dai 120 punti di settembre come sia pur lontani dai 275 della crisi del 2016 e i 325 della Grande Crisi del 2011. Anche i titoli ibridi coco-bond/AT-1 hanno acceso una spia rossa in questi giorni : il rendimento si è avvicinato al 12%, il doppio della cedola, anche se ieri ha chiuso lievemente migliorato all’ 11,26 per cento. La capitalizzazione di Borsa di DB, che ha attivi totali per 1.474 miliardi (in netto calo contro 2.000 miliardi del 2012 e 2.200 del 2008) è pari a 16,58 miliardi di euro contro 300 miliardi circa di JP Morgan, 140 di Hsbc, 120 di Citigroup e 50 di Bnp Paribas. DB batte però Commerzbank, che con una capitalizzazione di Borsa pari a 8,74 miliardi lo scorso settembre è uscita dalle 30 blue chip tedesche del Dax e ieri ha chiuso a 6,66 euro (-2,53%), un calo del 51% dal picco toccato quest’anno in gennaio.
Scholz ha già passato le sue notti insonni per colpa di una banca, e questo per ora gli basta: come primo ministro della città-Stato di Amburgo ha dovuto usare i soldi dei contribuenti del suo Land, assieme a quello dello Schleswig-Holstein, per “salvare” HSH Nordbank, con un’iniezione da oltre 10 miliardi al picco della Grande Crisi. Un buco che la privatizzazione ha solo in parte sanato. Ora come ministro delle Finanze nel governo federale, Scholz si ritrova con un’altra patata bollente in mano visto che lo Stato federale è il principale azionista in Commerzbank, con una quota azionaria del 15,6%: a differenza dei comuni e delle regioni-Land, a livello federale in Germania le partecipazioni nelle banche non sono ben viste e lo Stato si sarebbe volentieri sbarazzato subito della quota in Commerzbank se non fosse che per evitare di accollare ai contribuenti una perdita il prezzo in Borsa dovrebbe risalire attorno ai 20 euro, mentre adesso è sotto i 7 euro.
Altre notti in bianco per colpa delle banche Scholz non intende passarle: la fusione tra Commerzbank e Deutsche bank, di cui si parla da oltre un decennio, è tornata di attualità in questi giorni per uno “scoop” non confermato da fonti ufficiali della testata tedesca Focus. Per facilitare la fusione e soprattutto renderla meno onerosa, lo Stato starebbe addirittura pensando di flettere le norme e ridurre una tassa ad hoc. Ma stando a fonti bene informate, il bilancio monstre di DB potrebbe rendere l’operazione costosa in termini di capitale per la nuova banca. Come sostiene Danièle Nouy, chair dell’SSM ancora per pochi giorni, in fatto di fusioni ed acquisizioni la vigilanza europea preferisce soluzioni di mercato. Nel caso di DB e Commerzbank, due banche forse a buon mercato a guardare dal loro prezzo in Borsa, la Germania rischia di perdere i suoi istituti bancari privati più grandi nel caso di soluzione di mercato europea: proprio Scholz ha detto che il Paese ha bisogno di campioni bancari tedeschi per servire i colossi dell’industria tedesca nel mondo. Per rafforzare le due banche all’interno dei confini nazionali, la rete di sicurezza del salvataggio pubblico ha maglie larghe. Come spiegare al contribuente tedesco, che vede male i banchieri d’affari, che i suoi soldi verrebbero usati per salvare una banca come DB che proprio di recente si è conquistata le prime pagine dei giornali per nuove perquisizioni clamorose legate allo scandalo dei Panama Papers e il riciclaggio di denaro sporco oltre i 100 miliardi nel dossier Danske bank?
Scholz e il ceo di DB Christian Sewing si sarebbero incontrati di recente proprio per discutere dell’operazione DB-Commerzbank: voce non confermata. Per altre fonti, i due starebbero valutando fino a che punto il crollo ai minimi del prezzo in Borsa di Deutsche è esasperato da attacchi speculativi e una perdita di fiducia che potrebbe essere recuperata se Sewing raggiungesse gli obiettivi 2018 (bilancio in utile, costi sotto i 23 miliardi, personale sotto 93mila ) e 2019 (ritorno sul tangible equity del 4%, costi sotto i 22 miliardi e personale ben sotto i 90mila). Ma i timori sulle elevate esposizioni in derivati OTC con clearing presso la LCH, da impatti incerti in caso di no-deal Brexit, e le voci sulle esposizioni in Level3 (nonostante le rassicurazioni dell’SSM che le vede sotto controllo) non si placano. Il common Tier1 al 13,75% e il leverage ratio al 4,2% di DB sono stati confermati ieri al primo semestre 2018 dall’ultimo test Eba. Ma la pessima performance in Borsa resta, complice forse proprio uno Stato federale che non se la sente di passare notti insonni? Un cavaliere bianco tra i grandi azionisti, pronto a sottoscrivere un aumento di capitale all’occorrenza, non si vede. Per ora.
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