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Agnelli batte Berlusconi a Piazza Affari: con la Juve fa poker, addio…

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Servizio |Borsa&industria

Agnelli batte Berlusconi a Piazza Affari: con la Juve fa poker, addio di Mediaset al Ftse-Mib

Gli Agnelli battono Silvio Berlusconi sul ring di Palazzo Mezzanotte. A Piazza Affari del Natale 2018, alla fine di un anno che si chiude con una tosata del 15%, sembra di essere tornati agli Anni ’80, quando il trono di Gianni Agnelli era insidiato dal rampante Cavaliere di Arcore. Trenta anni dopo, però, il film vede la «real casa» torinese riprendersi lo scettro di Borsa, a scapito proprio di Berlusconi.

Oggi Mediaset, la corazzata dell’ex premier, esce dal Ftse-Mib, l’elite di Borsa che raccoglie le prime 40 aziende quotate. Al suo posto entra la Juventus. Andrea Agnelli, nipote dell’Avvocato, porta la «Vecchia Signora», reduce da una galoppata che ha fatto superare la soglia di 1 miliardo di capitalizzazione,nel Sancta Sanctorum di Piazza Affari. E Casa Agnelli fa en plein: tutte le aziende quotate del gruppo torinese sono tra le Blue Chip tricolori. Il club di calcio è l’ultimo ingresso, a fianco delle storiche Fca, ex Fiat, Cnh, la divisione di camion, trattori e bus, ed Exor, la holding cassaforte della famiglia che ha ereditato il patrimonio di Ifi e Ifil. Con una quadriglia di titoli tra i colossi di Piazza Affari, la famiglia Agnelli, che durante l’anno ha pianto la scomparsa Sergio Marchionne, l’uomo del miracolo Fiat, viene incoronata regina delle Blue Chip italiane. Paradossi della finanza: in Borsa, Mediaset, un gruppo da oltre 5mila dipendenti e 3,5 miliari di giro d’affari e 3 miliardi di capitalizzazione, pesa di meno di una squadra di calcio che fattura 5 volte meno (ma con mezzo miliardo è uno dei top club europei e ha raddoppiato la stazza in otto anni): galeotto fu il flottante (parametro utilizzato per la composizione dei panieri).

Accanto a Mediaset, anche un altro pezzo della scuderia del Biscione, la Mediolanum di Ennio Doris, lascia l’indice. A inizio anno era stata la volta di Mondadori (addio all’indice delle Pmi, il Ftse Mid Cap). E allora ecco che il triplice addio della Galassia Fininvest(ma per Mondadori è solo temporaneo perché dal 2 gennaio tornerà tra le Mid Cap per effetto del delisting di Beni Stabili), di pari passo col poker per la famiglia Agnelli suona anche come simbolico per le due famiglie che hanno plasmato la storia del paese.

PER APPROFONDIRE: Il fondo inglese che tifa Juve (ma anche Manchester United)

La tv della famiglia Berlusconi è reduce da un anno complicato: nonostante un bilancio risanato, dopo la disavventura di Premium e la guerra con lo scalatore Vincent Bollorè, ha bruciato il 20% del suo valore in Borsa nel 2018; dai massimi degli ultimi due anni, toccati l’11 gennaio del 2017, il calo è addirittura del 35% (non che vada molto meglio per la galassia Agnelli con Exor che ha visto evaporare 23 miliardi in Borsa). Nel 2015 il broadcaster veleggiava verso i 5 euro, oggi langue attorno a quota 2,6 euro: la capitalizzazione è scesa poco sopra la soglia dei 3 miliardi, compressa da un paese in simil-recessione (e dunque consumi ridotti e pochi investimenti pubblicitari) e dalla natura di proxy di Mediaset (che gli investitori stranieri vendono o comprano come un titolo di Stato, prezzando il rischio-paese).

La sostituzione nel Ftse-Mib, è una decisione puramente tecnica, legata al flottante. Ma la casualità diventa anche paradigmatica della trasformazione dell’Italia: Piazza Affari è la cartina di tornasole di un paese, ne fotografa la fisionomia industriale. Fuori attività storiche e tradizionali (editoria e risparmio gestito), dentro nuovi come calcio. La vera «Industria 2.0» è l’entertainment. Il pallone muove intere fette di economia e orienta i consumi: l’indotto ormai spazia dalle pay-tv(in Italia ci sono tre canali che trasmettono le partite: Sky, la stessa Mediaset con Premium, e la new entry Dazn), alla ristorazione, con locali sempre pieni in occasione dei match, alle sponsorizzazioni (proprio sotto Natale la Juve ha siglato con la multinazionale Adidas un accordo da oltre 400 milioni di euro). Per Silvio Berlusconi l’anno di Borsa coincide anche con una deminutio politica (al Governo c’è un partito conservatore che per la prima volta da 20 anni non è Forza Italia) e sportiva (venduto il Milan, è ripartito, assieme al braccio destro Adriano Galliani, dal più modesto Monza calcio che milita in Lega Pro).

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