I clienti-depositanti di Banca Carige sono garantiti. E questa è l'unica certezza di rilievo che emerge dopo il decreto di emergenza varato ieri sera dal Governo con un piano di aiuti di Stato articolato su più livelli. Il destino futuro della banca è invece ancora avvolto nell'incertezza: se ne saprà di più oggi quando i tre commissari nominati da Bce annunceranno il loro piano di azione.
Il piano A resta quello di una ricapitalizzazione in opzione ai soci, bocciata nell'assemblea dello scorso 22 dicembre da Malacalza Investimenti, da riproporre nelle prossime settimane eventualmente con il supporto dello schema volontario del Fondo interbancario di garanzia.
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Il piano B prevede che, in assenza di un ritorno sul mercato dei capitali, la banca possa comunque contare sulla fornitura di liquidità a lungo termine attraverso la garanzia di Stato sulle obbligazioni, decisa lunedì per decreto e chiesta martedì dalla banca, che Carige emetterà in futuro. E che consentirà alla banca, in assenza di ulteriori richieste di capitale da parte di Bce, di avere certezze sul finanziamento per tutto il 2019 in attesa dell'aggregazione con un altro istituto.
Il piano C riguarda l'impegno del Governo, se Carige dovesse avere ammanchi di capitale in sede di esame Srep da parte di Bce (nel comunicato del Governo si parla impropriamente di stress test), di procedere alla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato (non è chiaro se già autorizzata da Bruxelles). Ipotesi che il comunicato del Governo giudica estrema e futuribile, ma che avrebbe come conseguenza il burden sharing e quindi il sostanziale azzeramento degli azionisti e degli obbligazionisti (salvo rimborsi ex post). Se il piano C doveva servire a tranquillizzare la clientela e' probabile che ciò' avvenga solo in parte, considerato che i 3 miliardi circa di bond Carige, come risulta dalla relazione sui conti dei nove mesi del 2018, sono per lo più' nei portafogli della clientela retail.
Al termine della convulsa giornata di ieri, quello che emerge e che più interessa è che in ogni caso i depositanti di Carige sono totalmente garantiti: nella peggiore delle ipotesi l’epilogo sarebbe quello del salvataggio di Stato di Mps, ovvero senza danni per i correntisti. Ne' per il resto del sistema bancario, poiche' il focolaio di crisi e' stato isolato.
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Restano le incognite sul futuro della banca. Guardando al passato recente, l'ultimo caso eclatante di bond garantiti dallo Stato è stato quello delle banche venete (Popolare Vicenza e Veneto Banca), in crisi di liquidità per la fuga dei clienti, che però a differenza di Carige avevano coefficienti patrimoniali inferiori ai minimi chiesti da Bce. La banca ligure, pur grazie al sostegno del sistema bancario, è invece - almeno per ora - sopra ai minimi di Total capital ratio e di Cet1 (al netto della guidance individuale, non vincolante). Che accadrà a breve? Già oggi i tre commissari Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener annunceranno le prime linee guida del piano di rilancio, a partire dalla ulteriore cessione di crediti deteriorati da finalizzare in tempi strettissimi. Pur nella difficoltà della situazione - il finanziamento dello Stato è il segnale definitivo che la banca non ha accesso al mercato - il tentativo in corso da parte dei tre commissari resta quello di perseguire il piano A.
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Politicamente il Governo Lega-5Stelle, che negli scorsi anni dai banchi dell'opposizione tuonavano contro i soldi dello Stato per salvare le banche, con il decreto salva Carige è costretto a seguire quanto fatto in precedenza dai Governi Renzi e Gentiloni per tutelare il risparmio. Ed è inevitabile che il caso Carige diventi già nei prossimi giorni oggetto di scontro tra maggioranza e opposizione in vista delle elezioni europee. Caso che non sarebbe esistito, nè politicamente nè finanziariamente, se il 22 dicembre la famiglia Malacalza avesse approvato l'aumento di capitale. Si impegnerà a farlo ora che Carige è diventato un caso di Stato? C'è da immaginare che il pressing delle varie Autorità raggiungerà i massimi livelli.
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