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Così i grandi gestori si preparano ad affrontare la frenata…

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L'Analisi |IL SONDAGGIO

Così i grandi gestori si preparano ad affrontare la frenata dell’economia

Il quadro macroeconomico è in chiaro peggioramento e tutti i recenti indicatori lo dimostrano. Ma è presto per parlare di recessione. Semmai lo scenario più probabile è che si ritorni alla cosiddetta «stagnazione secolare». Ossia una fase di crescita economica ridotta e bassa inflazione (che poi è ciò che si è visto per buona parte dell’ultimo decennio dopo la crisi finanziaria del 2008). Questa per lo meno è la lettura dell’attuale quadro macro che fanno gli analisti di Bank of America Merrill Lynch a commento dei risultati del consueto sondaggio mensile condotto tra gli addetti ai lavori. Ecco la diagnosi che, allo stato attuale, i grandi investitori stanno facendo della situazione dell’economia globale e le scelte di portafoglio che stanno mettendo in atto per gestirla.

Frenata ma non recessione
A giudicare dalla raffica di dati negativi in arrivo in particolare da Europa e Cina è evidente che siamo di fronte a un peggioramento della congiuntura. E questo inevitabilmente ha avuto riflessi sulle aspettative degli operatori di mercato. Che sono drasticamente peggiorate. Il 60% dei gestori intervistati da BofA ha dichiarato di attendersi un rallentamento dell’economia e un peggioramento degli utili societari nei prossimi 12 mesi. Si tratta della peggior previsione da luglio 2008. Tuttavia solo una minoranza degli intervistati (14%) vede una recessione all’orizzonte mentre c’è stato un drastico ridimensionamento della quota di gestori che oggi si aspetta un aumento delle pressioni inflazionistiche. Se ad aprile dello scorso anno ben l’82% degli intervistati vedeva all’orizzonte un aumento dei prezzi al consumo oggi solo il 19% del campione ha dato questa risposta.

Banche centrali, si allontana la stretta
Il netto calo delle aspettative di inflazione è la chiave dietro la strategia di molti investitori. Se i prezzi non salgono infatti non c’è nessuna urgenza di mettere in atto una stretta monetaria. Questo comporta una netta revisione delle aspettative, preponderanti per buona parte del 2018, sul fatto che le banche centrali nel 2019 avrebbero messo in atto politiche più restrittive. Una conferma in questo senso è peraltro arrivata dallo stesso numero uno della Fed Jerome Powell le cui aperture sul tema dei tassi di inizio anno hanno contribuito ad abbassare la volatilità e innescare la ripresa dei listini.

Tornano gli acquisti su tecnologia ed emergenti
Gli ultimi mesi del 2018 sono stati caratterizzati da una fortissima avversione al rischio. Ora il quadro pare essere parzialmente cambiato e - scrive BofA - il riproporsi di aspettative di “stagnazione secolare” hanno favorito il riposizionamento dei grandi gestori su due delle classi di investimento che più di tutte hanno prosperato negli anni della “stagnazione secolare”: gli emergenti e il comparto tecnologico. Buona parte degli investitori che hanno partecipato al sondaggio ha dichiarato di aver aumentato l’esposizione su queste asset class approfittando dello storno di fine anno che ha reso le quotazioni più attraenti.

Gli investitori restano liquidi
Nonostante il recupero di queste ultime settimane da parte dei gestori l’atteggiamento prevalente resta quello della prudenza. Lo dimostra il fatto che gli investitori restino sovraesposti su classi di investimento come la liquidità. Il 38% degli investitori ha dichiarato di voler aumentare l’esposizione in cash.

Paura per la Brexit, fuga dall’azionario Uk
Significativo infine il posizionamento dei grandi gestori sul mercato azionario britannico che continua ad essere guardato con molto scetticismo dagli addetti ai lavori per via dell’incertezza sulla Brexit. Il 38% degli intervistati ha dichiarato di voler ridurre la sua esposizione sulla Borsa di Londra.

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