Tengono i risultati del primo trimestre (ottobre-dicembre) di easyJet costretta a sostenere costi straordinari per circa 20 milioni di euro a causa della cancellazioni di 400 voli da Gatwick per il drone che ha sorvolato l’aeroporto poco prima di Natale. L’amministratore delegato Johan Lundgren per la prima volta ha commentato l’accaduto dichiarando che «sono stati 82mila i passeggeri coinvolti in tutto l’aeroporto e che quanto accaduto è un atto criminale che non si può prevenire. Non possiamo garantire che queste cose non si ripeteranno più, tuttavia oggi gli aeroporti sono più preparati», ha detto l’ad nel corso della conference call con gli analisti.
Il sorvolo inaspettato sui cieli dell’aeroporto di Gatwick bloccando per 36 ore i voli in partenza e in arrivo, ha spinto gli scali ad investire in tecnologie sviluppate in Israele in grado di bloccare i segnali tra i droni e i loro operatori. I primi sono stati gli aeroporti di Gatwick e Heathrow che hanno realizzato investimenti in questi nuovi sistemi con l’auspicio di prevenire future interruzioni. Nel frattempo il governo inglese ha fatto sapere di volere espandere la no-fly zone attorno agli aeroporti anche ai droni.
Nonostante il caos, il titolo in Borsa è salito del 6,3% mentre ieri il vettore low cost ha annunciato che le previsioni sugli utili annuali non verranno ritoccate. Tutto questo mentre Ryanair la scorsa settimana ha rivisto al ribasso i profitti annuali per la seconda volta in tre mesi.
Nel frattempo, nel trimestre easyJet ha aumentato il fatturato del 13,7% a 1,29 miliardi di sterline, rispetto allo stesso periodo del 2017, con le entrate per la vendita dei biglietti cresciute del 12,2% pari ad un fatturato di 1,03 miliardi di sterline, e il numero di passeggeri saliti del 15,1% a 21,6 milioni. L’offerta è aumentata di un quinto a 24 milioni di posti, inferiore al previsto a causa sia del fenomeno «droni», sia per i ritardi nelle consegne dei nuovi aerei Airbus.
A pesare sul vettore lowcost anche l’espansione inferiore del previsto presso l’aeroporto di Berlino Tegel dopo l’acquisizione di Air Berlin. Tra i motivi segnalati dall’ad, le tariffe aggressive introdotte da Ryanair e Lufthansa, nonché i progressi più lenti dell’hub tedesco in particolare su alcune tratte in partenza da Berlino. «Non abbiamo raggiunto i risultati che volevamo, ci vuole tempo», ha detto agli analisti.
In prospettiva, le difficoltà dell’hub di Berlino potrebbero mettere sotto pressione i risultati annuali, secondo gli analisti che prevedono un primo semestre peggiore del secondo a causa delle vacanze pasquali che quest’anno cadono nella seconda parte dell’anno finanziario. Parlando di Brexit, easyJet ha detto di essere preparata all’evento avendo registrato 130 aeromobili in Austria e avendo a disposizione in Europa materiale di ricambio per gli aerei, oltre all’eventuale trasferimento delle licenze dei piloti ed equipaggio da introdurre prima della uscita della Gran Bretagna dalla Ue il 29 marzo.
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