Il governatore della BceMario Draghi ha dichiarato che i tassi di interesse rimarranno sui livelli attuali almeno fino all'estate 2019 e «in ogni caso tutto il tempo necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine». Per gli investitori quel «tutto il tempo necessario» equivale al momento a 17 mesi. Sia i future sugli indici Eonia che l’indice “Morgan Stanley 1st Eurozone hike” ipotizzano un prossimo rialzo dei tassi fra 17 mesi, nell’estate del 2020.
Man mano che il tempo trascorre si dilata sempre più l’aspettativa verso la prossima manovra restrittiva della Bce. C’è chi addirittura inizia ad ipotizzare che la banca centrale possa in futuro essere colta alla sprovvista, trovandosi a dover fronteggiare la prossima recessione senza essere riuscita nel frattempo ad alzare i tassi e quindi senza avere un cuscinetto protettivo per agire (abbassando i tassi) in caso di contrazione economica.
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Questo scenario tuttavia al momento è da considerarsi prematuro perché lo stesso Draghi ha dichiarato che l'economia globale resta solida ed anche se l'inflazione potrebbe rallentare nel breve, si riprenderà nel medio termine. Quanto all’Eurozona il governatore considera bassi i rischi di una recessione.
Intanto a questo punto crescono le aspettative sul lancio, magari già al prossimo consiglio direttivo di marzo, di nuove aste Tltro per offrire nuova liquidità alle banche commerciali e stimolare i prestiti a famiglie e imprese. Si tratta di prestiti a tassi agevolati nel medio-termine (3-4 anni) alle banche, una parte dei quali condizionata all'erogazione effettiva di prestiti all’economia reale. Le banche stanno già puntando su questo scenario acquistando titoli di Stato italiani a breve scadenza da utilizzare come collaterale per ottenere poi il prestito avevolato da parte dell’istituto di Francoforte.
Quanto al prossimo rialzo dei tassi, il primo ad essere ritoccato dovrà essere quello sui depositi, che attualmente è negativo. Ecco, più nel dettaglio, i tre tassi di interesse che influenzano il costo del denaro e che rientrano nel mandato della Bce:
- main refinancing rate (è il tasso che le banche pagano alla Bce per prestiti ordinari a una settimana. Le banche ottengono questi prestiti fornendo come garanzia un collaterale di titoli accettati dalla Bce). Da 35 mesi questo tasso è a 0;
- marginal refinancing rate (è il tasso per i prestiti di un giorno - overnight - di emergenza. Attualmente è a quota 0,25%. Essendo un tasso d'emergenza
è normale che sia un po' più caro di quello ordinario);
- deposit facility rate (è il tasso sui depositi. È quello al quale, quando positivo, la Bce dovrebbe remunerare i depositi, in eccedenza alle riserve obbligatorie, che le banche scelgono di lasciare nel conto che detengono presso la Bce. Dato che questo tasso è negativo (-0,4%) ora accade il contrario. Sono le banche a pagare la Bce per depositarvi la liquidità. Quindi oggi questo tasso è una sorta di commissione che la Bce fa pagare alle banche per il mancato utilizzo (nell'economia reale) della liquidità.
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