Quel pasticciaccio brutto del caso Orcel-Santander-Ubs non accenna a concludersi e anzi pare destinato ad avere a breve nuovi sviluppi. L’antefatto risale a due settimane fa quando, come noto, il grande gruppo bancario spagnolo Santander ha rinunciato a sorpresa all’ingaggio del 55enne banchiere italiano Andrea Orcel destinato - come da pubblico annuncio ai mercati a fine settembre 2018 - a diventare il nuovo chief executive officer (ceo) della banca con sede a Madrid, dopo aver lasciato la guida della divisione investment banking di Ubs. La rinuncia da parte di Santander è stata attribuita alla richiesta di Orcel di incassare dal gruppo spagnolo i circa 50 milioni di euro di «deferred bonus» cumulati nei 7 anni ai vertici di Ubs.
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Fin qui la storia ufficiale, destinata ad avere nuovi sviluppi nei prossimi giorni. Le novità sul caso emerse la scorsa settimana dal forum di Davos, dove erano presenti tutti i principali banchieri europei, sono le seguenti. Primo: il ceo di Ubs Sergio Ermotti ha escluso categoricamente che Orcel possa rientrare con qualche ruolo in Ubs ribadendo che la banca svizzera è ormai spettatrice di un confronto che riguarda solo Santander e Orcel. Secondo: a Davos il presidente di Ubs Axel Weber si è rifiutato di affrontare in pubblico il tema Orcel, evitando di commentare (e quindi avvalorando) le indiscrezioni che proprio lui abbia rifiutato ogni ipotesi di compromesso con la presidente di Santander Anna Botin che puntava a dividere tra i due gruppi il compenso da versare al banchiere. A sua volta la numero uno del colosso iberico non ha affrontato a Davos l’argomento Orcel, lasciando inevaso l’interrogativo se a settembre fosse stato firmato un precontratto, e a quali condizioni, per l’ingaggio del banchiere.
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Il terzo elemento emerso sempre da Davos, dove Orcel non era presente, è l’indiscrezione lanciata nel week end da Reuters secondo cui il banchiere «disoccupato di lusso» stia per richiedere già nei prossimi giorni un maxi-risarcimento danni a Santander per la mancata esecuzione del contratto. Ipotesi non commentata da fonti vicine a Orcel che si è trincerato in un silenzio totale, destinato probabilmente a durare finché il contenzioso con Ubs e Santander non si sarà concluso.
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Come andrà a finire? Sia Ubs che Santander sono due grandi istituzioni finanziarie europee che per la loro storia godono da sempre del rispetto della business community, ma è evidente che il caso Orcel ha incrinato l’immagine delle due banche. In Ubs non si era mai parlato di successione al vertice finché, dopo l’uscita del numero tre, il presidente Weber ha preannunciato l’avvio di un processo dai tempi imprecisati per programmare la sostituzione propria e del ceo. Ipotesi apparentemente contraddetta da Ermotti, che ha rassicurato gli investitori confermando la propria intenzione di guidare la banca fino alla scadenza del mandato nel 2022.
Il bilancio del 2018 non ha soddisfatto pienamente le attese del mercato ma la banca vanta una solida profittabilità, malgrado la divisione investment banking - casualmente proprio dopo l’uscita di Orcel a fine settembre - abbia chiuso l’ultimo trimestre in perdita.
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Se Ubs può contare su un manager come Ermotti, che gode della piena fiducia del board e degli investitori, più nel mirino del mercato resta la situazione al vertice del Santander. Il ceo Josè Antonio Alvarez, che doveva lasciare il posto a Orcel, è stato richiamato d’urgenza al vertice dopo il pasticcio del mancato ingaggio del banchiere italiano. Difficile che Alvarez, visti gli eventi delle scorse settimane, rappresenti il futuro. In attesa che gli investitori esteri chiedano conto ad Ana Botin degli ultimi eventi alla prossima assemblea dei soci, probabilmente già domani i vertici di Santander saranno chiamati a dare qualche spiegazione in più al mercato nel corso della conference call per la presentazione dei risultati di bilancio 2018. Inutile dire che le domande, oltrechè sull’andamento del business, punteranno anche sul caso Orcel e sull’impasse al vertice di Santander. Possibile che il nodo dei 50 milioni di bonus da pagare a Orcel sia emerso solo dopo l’annuncio pubblico della sua designazione? E soprattutto: la scelta del ceo di una global Sifi (banche di interesse sistemico) non deve essere vagliata e preapprovata dalle Autorità di Vigilanza che, nel caso di Santander, comprendono l’europea Bce, l’inglese Fsa e l’americana Federal Reserve? Qualche interrogativo, anche a livello di Vigilanza, resta aperto.
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