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Camilla Crociani: «Ecco perché ho venduto Vitrociset a…

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Intervista

Camilla Crociani: «Ecco perché ho venduto Vitrociset a Leonardo»

L’accordo definitivo è stato raggiunto poche settimane fa: Camilla Crociani, erede di Camillo Crociani e figlia di Edoarda Vesel, ha ceduto il 98,5% di Vitrociset a Leonardo-Finmeccanica. La società ha un lunga storia alle spalle: gestisce sistemi elettronici e informatici in campo civile e militare, e per questo è stata necessaria l'autorizzazione governativa alla cessione. Una vicenda complessa che si è intrecciata anche con una intricata dinasty familiare. Camilla Crociani – 47 anni, laurea a New York, moglie del principe Carlo di Borbone-Due Sicilie dal 1998, due figlie, residenza tra Montecarlo e Parigi – parla dell'operazione e dei progetti futuri.

Dopo oltre 40 anni la famiglia Crociani ha ceduto la Vitrociset a Leonardo. Non era più ipotizzabile che il controllo restasse a lei?

Il settore o meglio i settori in cui opera Vitrociset, che vanno dalla difesa, allo Spazio, alla sicurezza sono tutti contraddistinti da un livello elevatissimo di competizione internazionale e da una spinta continua verso l'innovazione. In tali settori ormai gli investimenti in tecnologia e ricerca e sviluppo sono di dimensioni tali da poter essere sostenuti nel medio-lungo periodo solo da colossi del settore. Per questa ragione credo che fosse giunto il momento perché Vitrociset, sino ad ora azienda di “nicchia” nonostante i suoi 170 milioni di fatturato ed un portafoglio ordini in crescita, si integrasse in un gruppo di dimensioni sovranazionali in cui tutto il bagaglio di know-how e tecnologia che la stessa ha sviluppato in questi anni potesse essere esaltato e sviluppato ulteriormente. In questo quadro ritengo che la cessione in favore di Leonardo, gruppo italiano di dimensioni e respiro internazionale potrà mettere in valore al meglio tutto quanto di buono Vitrociset è riuscita a creare in questi anni sostenendone la crescita con gli investimenti richiesti dal mercato di oggi.

Ha venduto alla società che si è chiamata per decenni Finmeccanica, di cui suo padre Camillo è stato presidente nel 74-76, fino a quando scoppia il noto scandalo Lockheed...

Vitrociset è un fiore all'occhiello dell'eccellenza italiana, mia madre ne ha fatto un impero. Io stessa avendo dedicato energie allo sviluppo dei merati internazionali, ho deciso di vendere ad un gruppo italiano anche se avevo interessi da diversi paesi, ma ha prevalso anche un forte senso di italianità. Posso dire che era un destino naturale.

C'entra la situazione politica italiana, di particolare incertezza?

Vivo all'estero da quando avevo cinque anni, l'Italia mi manca molto, ma non c'è alcun legame con il momento politico. Ho solo guardato al futuro dell'azienda.

I negoziati, o le manifestazioni di interesse, hanno coinvolto diversi soggetti. Una storia infinita.

La procedura che alla fine ha permesso la cessione dell'azienda è stata abbastanza lunga e complessa, questo è certamente anche in parte legato alla complessità dei mercati stessi in cui Vitrociset opera ed al quadro normativo che caratterizza cessioni di aziende quali Vitrociset che sono strategiche per la nazione e quindi assoggettate alla procedura della golden power, a tutela degli interessi nazionali. In questo ambito quindi qualunque operazione di cessione deve contemperare le legittime aspettative dei cedenti con esigenze di natura superiore e legate agli interessi di natura più generale di tipo nazionale. A ciò va aggiunto che Leonardo come azionista di minoranza aveva un diritto di prelazione.

Anche per le azioni giudiziarie di Claudio Crociani e Mar Mec.

Noi per primi ci saremo volentieri risparmiati azioni giudiziarie (prive di fondamento) inutili ed egoistiche. Comunque sia siamo riusciti anche nell'interesse di Vitrociset a chiudere l'operazione

Haparlato di una enterprise value di 120 milioni. Qual è stato il prezzo?

Posso confermare i valori di cui avevo parlato, preferisco però anche tenuto conto che l'acquirente è una società quotata, non fornire alte i indicazioni.

La vendita è stata preceduta anche da una dynasty familiare con sua sorella Cristiana.

La disputa familiare è legata ad un trust creato da mia madre nel 1987 quando vivevamo a New York per far si che ci fosse un presidio che assicurasse a noi figlie allora minorenni quanto necessario per il nostro benessere. Lei e noi due figlie eravamo beneficiarie e mia madre conferì nel trust parte dei suoi attivi personali e anche negli anni ha continuato ad alimentarlo sempre con risorse sue personali. Questo Trust è “migrato” poi in Europa assieme a noi, quando nel 1992 ci siamo trasferite a Montecarlo e dal 2002 ne è divenuto trustee un’entità del gruppo BNP Paribas che subito ha sostenuto con insistenza la necessità di procedere ad una ristrutturazione cui mia madre per ben otto anni si è opposta occupandosi nel frattempo con energia di Vitrociset.

Poi cosa è successo?

A partire dal 2011 mia sorella, che per quasi 40 anni aveva vissuto assieme a me e mia madre ha, probabilmente influenzata da nuovi affetti personali inopinatamente ed inspiegabilmente deciso di sparire per poi in maniera profondamente ingrata, brutalmente manifestarsi con attacchi di vario genere nei confronti della sua propria madre. Nel frangente della vendita, con null'altro obiettivo se non quello di danneggiarci e complicare la vendita stessa, alla stampa è stata fornita benzina da gettare sul fuoco di una disputa familiare, quella con mia sorella, che in realtà trae origine da uno sciagurato progetto di ristrutturazione concepito da BNP Paribas nel 2002 e poi portato avanti con insistenza degna di miglior causa per 8 anni al fine di convincere mia madre e noi tutte a compiere degli atti poi dichiarato nulli dalla corte del Jersey. Abbiamo poi scoperto che questo progetto rispondeva esclusivamente ad interessi propri del gruppo BNP Paribas ed abbiamo introdotto causa penale a Montecarlo contro BNP Paribas, causa sulla quale, per rispetto del segreto istruttorio non posso soffermarmi ma certamente avrà una eco rilevante tenuto conto in generale della discutibile maniera di intepretare il proprio ruolo di advisor indipendente di alcune banche... Comunque sia è sulla scorta di tale vicenda che mia sorella ha lanciato la causa a Jersey.

Offerte per entrare in politica?

Molte volte. E non lo ritengo fuori discussione

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