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Petrolio, Riad sfida Trump: ancora tagli di produzione (ma…

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Servizio |dopo il tweet del presidente

Petrolio, Riad sfida Trump: ancora tagli di produzione (ma gli Usa importano sempre meno)

Marka
Marka

Arabia Saudita contro Stati Uniti. È sfida aperta tra giganti del petrolio, con Riad che lungi dal piegarsi alle richieste di Donald Trump rilancia con la prospettiva di ulteriori tagli di produzione e Washington che, alla faccia dell’Opec, continua a rafforzare la sua indipendenza energetica.

Le importazioni di greggio degli Usa – ai quali i sauditi hanno ridotto all’osso le forniture – sono crollate ai minimi da 23 anni la settimana scorsa: 5,9 milioni di barili al giorno (e appena 2,8 mbg al netto dell’export, il minimo storico). Dai pozzi americani nello stesso periodo sono stati estratti ben 12,1 mbg, un nuovo record.

Le statistiche dell’Eia – che mostrano anche un calo delle scorte Usa di ben 8,7 mb, decisamente oltre le attese – hanno dato un’ulteriore spinta alle quotazioni del greggio, che già stavano salendo, e la seduta si è chiusa con il Wti sopra 57 dollari al barile e il Brent a sfiorare 67 dollari, entrambi in rialzo di oltre il 2 per cento.

Nel 2019 il West Texas Intermediate ha recuperato più del 25%, un rally che nei primi due mesi dell’anno non si era mai visto nella storia.

Sul mercato c’era stata una brusca inversione di rotta lunedì, quandoTrump era tornato a lamentarsi via Twitter degli eccessivi rincari del petrolio, intimando all’Opec di «rilassarsi e andarci piano».

Ieri la replica del ministro saudita Khalid Al Falih, che a differenza che in passato si è mostrato tutt’altro che conciliante di fronte alle pressioni della Casa Bianca.

Andarci piano? «Ci stiamo andando piano – ha dichiarato Al Falih alla Cnbc – I 25 Paesi (dell’Opec Plus, Ndr) stanno adottando un approccio molto lento e misurato». D’altra parte secondo il ministro sarà necessario prolungare per tutto l’anno il taglio produttivo da 1,2 mbg, per ora programmato fino a giugno.

La proroga potrebbe non essere decisa al prossimo vertice Opec Plus, in agenda il 17 e 18 aprile a Vienna, ma per Al Falih è già nelle carte. «Tutte le previsioni che ho visto ci dicono che dovremo continuare a moderare la produzione. Restiamo flessibili, ma sono incline a pensare che un’estensione alla seconda metà del 2019 sia probabile, benché non automatica».

Nello specificare che non ci saranno automatismi Al Falih sta forse offrendo una via di uscita a Trump. Gli equilibri sul mercato petrolifero, spiega lo stesso ministro, potrebbero cambiare a seconda di come evolve la situazione in Venezuela, ora sotto sanzioni Usa, e in Iran: gli esoneri dalle sanzioni riservati a otto Paesi che acquistano greggio da Teheran (tra cui l’Italia) scadranno a fine aprile.

Il saudita tuttavia non risparmia i toni ironici rivolgendosi all’inquilino della Casa Bianca. «Noi ascoltiamo l’onorabile presidente, capiamo la sua preoccupazione per i consumatori e rassicuriamo tutti che siamo focalizzati sugli interessi dell’economia globale e dei consumatori di tutto il mondo, così come sugli interessi dei produttori».

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