I capitali sauditi bussano anche alla Scala del calcio. Non è solo il più noto teatro d'opera al mondo ad attrarre in questi
mesi i soldi di Riyad, ma anche uno dei club più famosi al mondo: il Milan. Secondo indiscrezioni nell'ultimo mese ci sarebbero
infatti stati tentativi di contatto con i manager dell'azionista del club rossonero, Elliott. Telefonate, volontà di accreditarsi,
ma nessuna trattativa: anche perché il Milan non è al momento in vendita, neanche una minoranza.
La squadra è impegnata nella rincorsa a un posto per la Champions League e nella fase finale della Coppa Italia e l'azionista
vuole trasmettere tranquillità, senza che i giocatori si preoccupino per un nuovo riassetto azionario. Inoltre le telefonate
in questione sarebbero arrivate da intermediari non meglio precisati.
Non è la prima volta che intermediari sauditi si presentano e bussano al Milan. Ma, negli ambienti finanziari, c'è chi predica prudenza: ci si ricorda del Milan ai tempi della cessione da parte della Fininvest
di Silvio Berlusconi, quando un presunto emiro arabo si era presentato per acquistare il club ma poi era svanito senza pagare
il conto dell'albergo. E anche più recentemente, quando a cedere doveva essere il cinese Yonghong Li, si erano presentati
intermediari sauditi: erano arrivati per chiedere informazioni al culmine della trattativa di Rocco Commisso e, preso un aereo
da Riyad, si erano incontrati con i consulenti di Mr Li in un noto e costoso ristorante arabo di Milano, che per l'occasione
aveva tenuto chiuso i battenti al pubblico.
Nel febbraio dello scorso anno era finito sotto i riflettori un altro saudita: Fawaz Alhokair, imprenditore del settore immobiliare noto per avere interessi in Italia nel quartiere delle aree ex-Falck. Ma anche di Fawaz Alhokair, con una fortuna stimata in 1,37 miliardi di dollari, si sono perse le tracce.
Il tema dei capitali sauditi, come è ben noto dalle cronache di questi giorni, è più generale. I soldi di Riyad puntano sull'Europa in modo da accreditarsi nel mondo occidentale dopo le accuse al regime saudita e dopo la vicenda dell'assassinio del giornalista Jamal Khashoggi. Calcio e cultura rappresentano due tra i filoni scelti da Riyad per questa strategia. È stata organizzata la finale della Supercoppa Italiana di calcio tra Milan e Juventus e il Paese punta a organizzare in futuro un Mondiale.
C'è poi appunto la cultura: il Teatro alla Scala e i suoi manager devono decidere se aprire o meno il capitale della Fondazione
e il suo consiglio di amministrazione ai sauditi. Che poi, tradotto, porta sempre alla solita meta: a Riyad nulla si muove senza che ne sia informata la famiglia reale, anche
i soldi che provengono da questa parte del mondo.
C'è poi il Milan: brand conosciutissimo e amato nel mondo arabo. Lo sa bene il presidente del Milan, Paolo Scaroni, che quando era alla guida del colosso petrolifero Eni aveva allacciato relazioni con il governo saudita. Ma l'azionista Elliott al momento non vuole vendere, neanche una minoranza. Il progetto sul club rossonero è di medio periodo e per monetizzare l'investimento bisognerà porterà a termine il progetto. Per questo motivo è stato portato a Milano Ivan Gazidis, per replicare i modelli (e le valutazioni economiche) dei club della Premier League.
Il piano prevede che venga avviato il dossier del nuovo stadio San Siro. Lo sta portando avanti proprio il manager sudafricano, mentre Scaroni è interlocutore del sindaco Giuseppe Sala. Il progetto del nuovo stadio di San Siro, che dovrà sorgere al posto dell'area dei parcheggi, è ancora contrastato. Il Milan lo vuole, l'Inter è ancora indecisa. Ma i due club si sono mossi da tempo: 6 mesi fa è stato affidato un incarico alla banca d'affari statunitense Goldman Sachs da parte di Milan e Inter per studiare dal punto di vista operativo-finanziario la realizzazione del nuovo impianto.
Goldman Sachs è molto attiva nel mondo del calcio: deve finanziare lo stadio della Roma e ha aiutato l'Inter nell'emissione del bond. La strada rossonera porta dunque a un progetto che ha un orizzonte di oltre un anno, quando un'eventuale cessione del club potrà contare su multipli più elevati rispetto ad oggi: certo, se poi dovesse arrivare qualcuno e fare una super-offerta, potrebbe essere considerata. Elliott per definizione è venditore, visto che è un fondo. Ma per i sauditi, alla Scala come al Milan, sembra esserci parecchio tempo di attesa.
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