L’esito finale della partita è ancora ben lontano dall’essere scritto. Ma giorno dopo giorno il dossier Carige sembra fare qualche passo in avanti.
La banca ligure, che è alla ricerca di un partner vista la condizione di fragilità patrimoniale in cui si trova, avrebbe infatti discussioni avanzate con alcuni fondi di investimento. E nel contempo, la famiglia Malacalza starebbe emergendo sempre più come snodo fondamentale della partita.
Non a caso gli imprenditori piacentini, a quanto risulta a Il Sole 24Ore, avrebbero aperto un canale di dialogo con tutti i soggetti finanziari interessati all’acquisto. Tra questi, in particolare, ci sarebbe il fondo Värde, che in questa fase sembra tra i player più attivi.
Dopo aver manifestato un interesse - per ora non vincolante - per l’istituto, la società di private equity americana sta ragionando sulla fattibilità di un progetto di ampio respiro, che prevede l’acquisto dell’intero perimetro della banca: quindi sia la parte core, costituita dalla banca in salute, sia il portafoglio di crediti deteriorati, oggi rappresentati da circa 3,5 miliardi di Npl.
Una mossa razionale, se si considera che il fondo, oltre ad avere asset per circa 2 miliardi in Italia, detiene anche il 33% di Guber Banca, istituto specializzato nella gestione e recupero di portafogli di crediti non performing, sia chirografari che ipotecari.
Non è detto che i ragionamenti avviati sfocino in un’offerta definitiva, offerta che in linea teorica dovrebbe essere portata sul tavolo dei commissari (l’ex ad Fabio Innocenzi, l’ex presidente Pietro Modiano e l’avvocato Raffaele Lener), supportati da Ubs, entro metà aprile.
Da parte sua, la famiglia imprenditoriale in questa fase è chiusa nel riserbo più assoluto. Il dato certo tuttavia è che, qualunque sia il potenziale “cavaliere bianco” , l’accordo con i Malacalza è il prerequisito funzionale alla formalizzazione di eventuali proposte. Del resto, solo un patto preventivo con gli azionisti forti di Carige - e con un loro impegno formale ed esplicito - spazzerebbe via dal campo possibili incognite rispetto all’esito dell’assemblea che dovrà approvare l’aumento da 630 milioni, e così pure il rischio di contenziosi legali futuri.
Il piano industriale definito con l’advisor Boston Consulting rende di fatto la banca pronta per l’operazione. Va detto che Värde è solo uno dei soggetti in campo. Il dossier è sul tavolo anche di grandi fondi come Apollo, BlackRock e Centerbridge.
Sullo sfondo resta l’accordo per cedere l’intero pacchetto di non performing loan della banca ligure a Sga, la società del Tesoro già coinvolta nell’operazione sulle banche venete. Tuttavia questa transazione, a quanto risulta a Il Sole, si dovrebbe concretizzare soltanto nel caso in cui dovesse fallire la strada della cessione della banca (compresi i non performing loan) a un fondo di private equity.
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