Un quadro regolamentare organico e strutturato che permetta di investire nel mondo dei criptoasset con piena consapevolezza
dei rischi e delle opportunità. È questo l’obiettivo della Consob, che fa partire oggi una consultazione pubblica di sessanta
giorni per avviare un dibattito a livello nazionale sulle offerte pubbliche iniziali di criptovalute, le Ico.
L’iniziativa dell'organismo di controllo dei mercati finanziari italiani mira a coinvolgere tutti i soggetti interessati -
dai risparmiatori a chi emette crypto-asset, dalle piattaforme che negoziano e custodiscono cripto-attività agli intermediari
finanziari professionali - con l’obiettivo di arrivare a una cornice condivisa di definizioni degli asset e di architetture
del mercato per permettere al legislatore di avere tutti gli elementi per valutare i termini di un eventuale intervento regolatorio.
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La consultazione, che prevede anche un public hearing entro metà aprile, con ogni probabilità a Milano, si inserisce nell’attività dell’Esma, l’organismo che coordina le authority Ue di controllo dei mercati, per la definizione di un orientamento europeo, anche al servizio di eventuali interventi da parte della Commissione.
Forma di investimento
Le Ico rappresentano “una modalità innovativa di finanziamento di attività che si realizzano mediante l'emissione e la successiva
offerta al pubblico di token” generati avvalendosi della tecnologia blockchain. Queste operazioni, sottolinea Consob nel suo
documento, “possono determinare negli acquirenti aspettative di rendimenti/ritorni economici rappresentati, a grandi linee,
da proventi in via diretta, parametrati all'andamento dei ricavi, dei volumi di beni e servizi venduti o dei profitti dell'iniziativa
imprenditoriale, e in via indiretta, correlati al potenziale apprezzamento del valore dei token negoziati in exchange dedicati”.
In questa logica lo sforzo definitorio della consultazione non si limita ai confini delle offerte e delle cripto-attività,
ma si allarga anche al mercato “secondario”, cioè alla fase della successiva negoziazione delle attività che permette ai risparmiatori
di poter liquidare in maniera trasparente l'investimento.
Perché - e questo è una premessa su cui Consob è chiara - di investimenti si tratta, che necessitano quindi di un'adeguata
tutela del risparmiatore in termini di limiti da definire, di informativa per la sottoscrizione delle Ico, di informazione
ricorrente nel corso dell'attività, di definizione delle piattaforme di emissione e di scambio dei token. Insomma, come per
gli strumenti finanziari tradizionali, si tratta di fornire “tutte le informazioni necessarie affinché i potenziali investitori
possano valutare compiutamente gli investimenti proposti” e le modalità per liquidare gli asset in piena sicurezza e in un
mercato neutrale, dove il prezzo venga determinato dall'incrocio di domanda e offerta.
Per la raccolta di capitali tramite Ico il documento indica nei gestori di piattaforme di crowdfunding, quelli soggetti al
regolamento specifico che rappresenta un modello d'eccellenza, gli operatori più attrezzati per fornire adeguata assistenza
nell'offerta di cripto-attività.
Opportunità di opt-in
Con un atteggiamento sufficientemente aperto il documento di discussione della Consob, che si sostanzia in 15 domande aperte
ai soggetti interessati, non vuole precludere e limitare le opportunità di un settore in costante evoluzione, avviando invece
un confronto sui temi per dare sicurezza al mercato in prospettiva. Si dà quindi per scontato il rispetto delle normative
di base del settore finanziario, come l'antiriciclaggio. Tanto che il dibattito finisce per escludere esplicitamente le tecnologie
permissionless, quelle che non prevedono procedure idonee per l'identificazione dei partecipanti, a partire da bitcoin.
Ma, per evitare norme troppo rigide che potrebbero soffocare un settore in evoluzione, il documento prevede esplicitamente
un meccanismo di opt-in, che consenta al promotore dell'Ico o all'offerente di token di far ricorso a piattaforme e contesti
regolamentati. Nessun obbligo: si prevede infatti la possibilità di fare offerte al di fuori dei mercati regolamentati, in
ogni caso chiaramente riconoscibili come non assistite dalle stesse tutele.
Viene comunque fatta salva alla Consob la possibilità di intervenire laddove si presentino aspetti di evidente abusivismo
ai sensi del Tuf. Già nel recente passato attività fraudolente hanno utilizzato la tecnologie come specchietto delle allodole,
finendo per oscurare le opportunità del nuovo sistema economico.
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