L'euforia sembra passata: Lyft è in caduta libera a Wall Street. La società californiana di ride hailing, che offre un servizio via App di passaggi in auto, già al terzo giorno di quotazione a New York è ampiamente sotto il prezzo di collocamento e il mercato inizia a domandarsi quanto possa veramente valere questa rivale di Uber. Difficile dirlo. Di certo Lyft è in forte espansione ma perde a bocca di barile, circa 50 centesimi ogni dollaro che incassa e con una capitalizzazione di Borsa di 19,5 miliardi di dollari già sconta una crescita enorme, tutta da realizzare.
Il punto di partenza è che la società con base a San Francisco ha chiuso il 2018 con 911 milioni di perdite, facendo persino peggio del 2017 (688 milioni di rosso) malgrado il raddoppio dei ricavi a 2,16 miliardi. Ma il problema maggiore è che anche guardando al futuro non si vedono profitti in arrivo. Secondo il consensus medio delle case d'affari, la società avrà sì un balzo dei ricavi (a 3,43 miliardi di dollari quest'anno, a 4,63 miliardi nel 2020 e fino a 6 miliardi nel 2022) ma perderà ancora 1 miliardo nel 2019, circa 918 milioni nel 2020, altri 745 milioni nel 2021 e - per quello che vale una previsione a quattro anni su una società tecnologica - sarà in rosso di 289 milioni anche nel 2022.
Insomma, se queste stime fossero puntuali Lyft potrebbe finire la cassa (attualmente ne ha per 2,038 miliardi di dollari) e avrebbe bisogno di raccogliere altri fondi sul mercato ben prima di approdare al pareggio di bilancio. Certo, la rivale di Uber non ha un dollaro di debito ma forse Wall Street, che ha fatto scendere le quotazioni dagli euforici 88,6 dollari per azione dei primi minuti di scambi ai minimi di 66,1 dollari, si domanda se sia un bene valorizzare Lyft ben 5,7 volte i ricavi attesi per quest'anno.
Gli analisti sembrano in buona parte ancora fiduciosi e riconoscono in media alla società un target di prezzo di 71,78 dollari ma, proprio in queste ore, il fronte dell'ottimismo si è incrinato e Seaport Global ha iniziato la copertura con un giudizio «sell», vendere, fino a 42 dollari. Fra valutazioni sui multipli e fondamentali c'è anche una motivazione sociologica della casa di analisi finanziaria: «Nonostante gli autoveicoli siano un bene sottoutilizzato, riteniamo che le persone continueranno anche in futuro a possedere le proprie auto e a utilizzare i servizi di passaggi e trasporto privato solo come una comoda alternativa». Si vedrà se sarà così. Ma la voglia di andare a strapagare la società per ora sembra in frenata.
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