Unicredit rischia una sanzione pari fino al 10% del fatturato da parte dell'Antitrust Ue per presunte violazioni della normativa in relazione a titoli di Stato europei per periodi tra il 2007 e il 2012 e il titolo soffre in Borsa. Dopo una partenza pesante Unicredit, che è arrivata a perdere oltre il 2%, ha poi ridotto le perdite, allineandosi all'andamento del comparto bancario. Giù anche Banco Bpm, Bper Banca e Ubi Banca . Si salvano dalle vendite più consistenti Intesa Sanpaolo e Mediobanca che ha annunciato stamattina l'acquisizione del 66% della boutique di corporate finance francese MMA.
«Possibile, ma non probabile, un esborso di cassa» Unicredit, che oggi tiene anche l'assemblea, ha detto stamattina in una nota che «qualora la Commissione Ue dovesse concludere che vi è sufficiente evidenza di una violazione della normativa, potrà adottare una decisione che proibisca la condotta in esame e che imponga il pagamento di una sanzione per un ammontare massimo del 10% del fatturato annuo mondiale della società». Unicredit ha avuto accesso a tutti gli elementi del fascicolo della Commissione Europea a partire dal 15 febbraio 2019 e «in seguito all’analisi del fascicolo, la banca non considera più remoto, ma possibile, sebbene non probabile, un esborso di cassa volto al pagamento di una potenziale sanzione in conseguenza dell’esito del procedimento». La scadenza per la presentazione da parte di UniCredit di una risposta alle obiezioni sollevate è fissata al 29 aprile, salvo possibili proroghe la cui concessione rimane a discrezione della Commissione.
Coinvolte in tutto otto banche europee
La sanzione fa parte di un procedimento notificato lo scorso 31 gennaio dalla Commissione Ue secondo cui, dal 2007 al 2012,
otto banche europee hanno fatto cartello per distorcere la concorrenza nel trattare titoli di Stato europei. In particolare,
si indagava sul fatto che i traders impiegati si scambiassero informazioni sensibili e coordinassero le proprie strategie
di vendita. Il tutto era avvenuto proprio nel periodo in cui negli Stati Ue era scoppiata e si era sviluppata la crisi del
debito che aveva poi colpito i Paesi dell'Unione più vulnerabili dal punto di vista delle finanze pubbliche. A metà febbraio
era circolata sui media la notizia che l’inchiesta di Bruxelles coinvolge Royal Bank of Scotland anche se nè la banca nè la
Commissione europea avevano commentato o confermato. La decisione dell’inchiesta seguiva l’apertura di un’altra inchiesta
a dicembre a carico questa volta di quattro banche per un cartello sempre nel settore del debito sovrano.
Mustier, su indagine Ue «molto rumore per nulla»
«Non possiamo commentare le indagine dei regolatori, ma se voi sapeste quello che so io dareste alla vicenda il titolo di
una commedia di Shakespeare che è 'Molto rumore per nulla'». Lo ha dichiarato l'a.d. di UniCredit, Jean Pierre Mustier, in
merito alle possibili sanzioni Ue su presunte violazioni antitrust sui titoli di Stato europei. A chi gli chiedeva se quindi
per l'istituto non si tratterà di un grosso problema, Mustier si è limitato a replicare: «Lascio trarre a voi le conclusioni
dal titolo della commedia di Shakespeare».
Presidio «Fossil banks. No Thanks» in Piazza Affari
«Fossil banks. No thanks». E' lo slogan, scritto su quattro striscioni esposti dai manifestanti in Piazza Affari, che ha
accolto gli azionisti di UniCredit nel giorno dell'assemblea. «UniCredit è una banca fossile» sostengono i partecipanti al
presidio, che chiedono all'istituto, come fatto anche da grandi fondi di investimento in una lettera all'a.d. Jean Pierre
Mustier, di smettere di finanziare l'industria dei combustibili fossili e di pubblicare «un solido piano per l'eliminazione
graduale del sostegno a tutti i progetti e le imprese esistenti nel settore dei combustibili fossili».
La campagna è sostenuta da 217 organizzazione e 36.650 individui in tutto il mondo: le organizzazioni italiane che appoggiano
l'iniziativa sono Us Citizens for Peace & Justice - Rome, Women's March Milan, Re:Common, NoTAP, Cedeuam - Universita' del
Salento e Women's March Rome. Il sito della campagna elenca 38 «banche fossili», dai colossi cinesi e americani a tutte
le principali big europee. Tra le italiane è citata solo UniCredit.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
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